Essendo questo un blog personale, mi si potrà perdonare di usarlo a volte (o anche più spesso) per rincorrere considerazioni tutte mie di poco interesse globale. Un tema ricorrente è quello delle moto che mi piacciono.
Forse ho un cuore motociclista bambino, di certo lo ho curioso, ma le moto le guiderei tutte. In realtà non sento neppure il bisogno di possesso. Mi basterebbe guidarne una diversa ogni volta... chi lo sa, magari un affitto a tempo.
Il tipo di moto giusto da acquistare, lo ho scritto più volte e lo penso sempre di più, è l’enduro stradale, che in termini automobilistici sarebbe il SUV: una moto comoda, con tanto di valige laterali per i viaggi, capace di portare un passeggero senza sacrificarlo, portata al turismo a largo raggio, e in grado di non fermarsi quando il gioco si fa duro: ci sono strade bianche bellissime sparse per tutte l’Italia, dal Piemonte alla Toscana alla Sardegna, ed è una tentazione e un piacere imboccarle per immergersi nella natura.
Ciò chiarito, a me piacciono le naked stradali.
Che ci posso fare, sono un figlio di Fonzie, un motociclista romantico in giacca di pelle. Ma con la moto stradale, non solo quando incontri una strada bianca ti fermi e sei escluso dal divertimento, ma per andare in sofferenza ti basta una provinciale con tutte le sue buche, i dossi, le cunette, il brecciolino: la tipica strada italiana.
La naked stradale è fatta per correre sull’asfalto liscio come un biliardo, e per seguire curve aperte. Che sono spesso e volentieri le strade trafficate, e a nessun motociclista piace il traffico. Andiamo in moto proprio per perderci nel nulla.
Una naked stradale è di tutto confort (o quasi) nel trasferimento autostradale, almeno a velocità codice, ma ancora una volta, chi va in moto per prendere l’autostrada?
Anche in città, la naked di una certa cilindrata e potenza, ha una sua massa che la rende meno agile, chessò io, di una urban scrambler, come la Scrambler Ducati o la Triumph Street Scrambler o una Street Twin, agili e rapide.
Dunque sono un motociclista destinato a soffrire.
Fin dai tempi del cinquantino, che era obbligatorio possedere da cross, addirittura il più possibile da competizione sia pure per usarlo solo per andare al Liceo, io segretamente amavo le moto stradali. Possedevo un Moto Guzzi Dingo Cross giallo, ma adoravo il sound quattro tempi del Morini Corsarino.
Ho desiderato una Vespa Primavera o una Zundapp GS, ma dovendo fare a metà del 125 con mio fratello, ha scelto lui una Husqvarna, gialla con le guance metallizzate - e successivamente bianca con i filetti blu. Bella e impossibile, uno scorbutico cross con la targa.
Le moto che ho desiderato raggiunta la maggiore età, sono state l’iconica Morini 3 ½ rosso e nera, e la compatta Honda CB 400 SS, supersport. Ma non le ho avute, in quei giorni un’auto bastava e avanzava.
Zoom ai giorni nostri, quali sono le moto che corteggio oggi, o magari possiedo?
La naked perfetta, vale a dire la BMW R1200 R raffreddata a liquido, che infatti è quella che mi sono comprato. Nella colorazione sportiva bianca con telaio azzurro, che evoca la HP. Una moto comoda, potente, adatta ai viaggi, con solo un poco di massa di troppo nel traffico urbano, e di attitudine sportiva, addirittura un po’ troppo sportiva per un motociclista come me. Così romantico che non monto neanche il parabrezza per non guastarne la linea.
Bella moto, anche se sarebbe più bella con il serbatoio preso in prestito dalla NineT. Ma che volete, le BMW ora le disegnano così.
Dunque, la prima delle moto che desidero la possiedo, il che è una soddisfazione, come aver sposato l’amore.
La cambierei solo con una identica, ma con il serbatoio nero con la filettatura bianca, più adatta alla mia età, ai miei capelli d’argento sotto il casco.
Purtroppo non ne fanno più, ora le BMW le colorano per il pubblico tedesco, magari verdi o dorate.
Per il pilota che sono io, l’anima gemella sarebbe la Triumph Bonneville. Bella, agile, ma non troppo comoda in viaggio. Infatti ne ho possedute, in un modo o nell’altro, diverse, sia stradali che scrambler. Ogni volta che ne vedo una, mi fa battere il cuore, e mi fa pensare che è la più adatta a me.
Le Bonnie più belle sono i modelli speciali, o per meglio dire: le colorazioni speciali, che Triumph cambia di anno in anno. Rappresentano anche un ottimo affare, perché tengono l’usato in modo incredibile; il che, se ne vuoi comprare una usata, significa che è difficilissimo trovarla, e che comunque la paghi come nuova.
Per esempio, un paio di anni fa c’era una Bonneville “Bud Ekins” rossa e bianca. Bellissima, con un'aria ribelle e le manopole bianche. Ne avrei voluta una, ci avrei montato dei pneumatici scolpiti da scrambler, ma non sono stato abbastanza rapido o deciso all'acquisto. Oggi non si trova più.
La più bella Bonnie di oggi è la Street Twin 900 EC1, modello dedicato al quartiere di Londra: è grigio metallizzata, con gli scarichi dai riflessi bronzei. Fossi più giovane sarebbe la mia moto, ma penso non sia adatta alla mia stazza odierna.
Molto bella la Bonneville T100 verde con i filetti oro. E costa anche poco. La desidero, ma penso che poi a guidarla sentirei la mancanza dei cavalli motore del mio boxer 1200.
Quella più adatta a me è la Bonneville T120, cioè 1200 cc, nera e grigia: aristocratica, elegante, della misura giusta, della potenza adeguata. Ma di certo non a buon mercato. Per fortuna quel colore non sarà più prodotto nel 2023, così avrò una scusa per non acquistarla, e il dispiacere di non averlo fatto.
Infine c’è la Regina. Ho sempre ammirato il design sportivo italiano, quello degli anni cinquanta, sessanta, settanta, quando le vetture rosse erano le più belle al mondo.
In autunno Moto Guzzi, un marchio molto nazionale, metterà finalmente sul mercato la V100 Mandello, vero esempio di design italiano. Nuovo motore compatto a V (una formula leggendaria) tecnologicamente del tutto nuovo, con raffreddamento a liquido. Una linea da brivido, colore rosso Mandello.
Non vedo l’ora di provarla. Una moto che vale molto, e che non costa poco: come una Ducati Multistrada, e c’è un perché. Sarebbe una gran moto “definitiva”, per un infedele (motociclisticamente parlando) come me.
- La scelta più intelligente: tenere la BMW che ho, che mi sono aggiustato su misura in molti modi, dal navigatore al set di valige.
- La scelta più calzante? La Bonneville T120.
- La scelta romantica? La Mandello.
- E le strade bianche? Quale enduro stradale comprerei, se mi prendesse il ghiribizzo di tornare a corteggiare l’Avventura?
Oggi vanno particolarmente di moda le enduro stradali con la ruota anteriore da 21”, ispirate alle enduro stile Dakar degli anni ottanta, per chi il fuoristrada se lo vuole andare a cercare.
In realtà non hanno troppo senso: se davvero vuoi andare fuoristrada, sia pure per diporto, quello che ti serve è un monocilindrico sotto il mezzo litro, cioè di 500 cc o meno. È strano che il mercato non faccia delle proposte in quel senso. La verità è che tutte le aziende ragionano in termini di marketing, e producono quello che va di moda quel giorno.
In ogni caso la 21” più sensata di questo gruppo è la Yamaha Ténéré, bella, intuitiva, confortevole, e anche la più economica, il che non guasta. L’alternativa, se proprio ci si sente “manici” del fuoristrada, è l’arancione KTM Adventure 890. Una moto praticamente perfetta da guidare.
Ma prendessi io un’Avventurosa, sarebbe una globe-trotter sotto i 1000 cc con la ruota tassellata da 19”. No, non la GS, ma l’affascinante, comoda e intelligente Moto Guzzi V85 TT, che sta per tutto terreno.
L’unica alternativa praticabile, una Triumph Scrambler 1200. Ma ha due difetti: costa davvero parecchio e la marmitta alta non è un piacere per viaggiare d’estate.
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