La Grande Bellezza: a Milano lungo il Naviglio


Quando un motociclista si mette in viaggio, tipicamente è in direzione di tornanti di montagna, oppure il mare. Il meglio è andare al mare passando per tornanti di montagna. Ma non è il tragitto che volevo percorrere ieri pomeriggio. Un po' perché ogni destinazione mare e monti a mezza giornata da casa l'ho ripetuta innumerevoli volte, un po' perché sono un motociclista romantico, e il mio divertimento non sta solo nelle curve, ma anche nella bellezza di ciò che vedo. Così, in cerca di un po' di svago, mi metto in viaggio senza meta in un pomeriggio di fine estate. 

Invece che in direzione delle colline, mi inoltro nella bassa, la Pianura Padana. La prima tappa è una meta iconica, il Ponte di Barche a Bereguardo sul Ticino. Il massimo del fascino lo raggiunge con le prime nebbie d'autunno, ma attraversarlo è pur sempre evocativo. Lo passo e proseguo senza fare una sosta, perché una buona parete dei sette miliardi e mezzo di abitanti del globo sembra essersi dato appuntamento proprio qui, in questa domenica d'agosto. 

Entro nel romantico Parco del Ticino, e raggiungo la bella Vigevano, nella cui piazza trovo un altra bella dose di umanità. 


La Lombardia è stata di certo molto bella, ma lo sviluppo economico dell'ultimo mezzo secolo si è rivelato impietoso: non più architettura, non più Liberty e Deco, ma squallida edilizia popolare della peggiore, centri commerciali decadenti, cartelli stradale consumati, strade come vie di scorrimento per i pendolari in automobile alla volta di Milano. È la Grande Bruttezza, l’assenza di ogni ideale di bellezza, di architettura, di umanità. Abitazioni e pizzerie per viver come bruti. 

C’è da riflettere sul fatto che regioni molto più povere, abbiano però mantenuto e rispettato i propri canoni estetici, specie nel centro e nel sud dell'Italia. 

Il sole inizia a tramontare. Dal momento che non mi piace rifare i percorsi all'indietro, decido di proseguire verso Milano, con l'idea di svoltare alla prima indicazione stradale per Lodi. E succede l'inaspettato, mentre il cielo inizia a colorarsi di porpora. All'altezza di Abbiategrasso (cittadina nota per il gorgonzola) incrocio un naviglio (che scoprirò essere il Naviglio Grande) che trasmette bellezza e serenità. La mia strada corre al suo fianco, per cui lascio perdere Lodi e inizio a costeggiarlo. Case antiche, trattorie che sanno di commedia italiana, ponti di ferro. Sono proiettato nell'Italia che c'era, lungo questa antica via d'acqua, che una volta prendeva il posto della ferrovia e dell'autostrada. Di quando in quando la strada vorrebbe allontanarmi, ma trovo il modo di recuperare sempre il naviglio. 

Sono a Trezzano sul Naviglio e poi a Corsico, lungo la via d’acqua saltano fuori in continuazione testimonianze della Milano che fu. Baretti, trattorie, ville, vecchie case di ringhiera, chiesette. Ad un certo punto un tipo con due meravigliosi baffi alla film poliziottesco mi taglia la strada; vorrei che fosse stato alla guida di una Giulia Alfa Romeo. 

La strada che percorro sarebbe ZTL, ma mi pare di capire che la domenica sia percorribile, almeno così spero (e comunque lo scoprirò). Ormai sono a Milano, sul Naviglio Grande, che è però pedonale. Stazione di Porta Genova, Darsena, Coin, Corso Lodi. Il porfido mette a dura prova le sospensioni e le otturazioni. Sono probabilmente l’unico turista a raggiungere Milano nell’ultima domenica di agosto, il giorno del grande rientro. 

Ho trovato la Grande Bellezza nella grande bruttezza. Anche se il rumore della città è lacerato dalle sirene dei Vigili del Fuoco, che corrono verso una colonna di fumo nero che si vedeva già da molto lontano; l’incendio di un palazzo di diciotto piani, si saprà. 

Da Corso Lodi prendo la SS9, la via Emilia, o almeno quelle poche vestigia di rettilineo sopravvissuta alle tangenziali. Sotto la raffineria di Lodi sembra quasi di essere in America. 


P.S.: non ho scattato fotografie, mi sono gustato il giro come se fosse un sogno. 

P.S. 2: Amo le città. Prima dell’epidemia, mi piaceva dormire a Milano da turista un paio di volte all’anno, anche se è solo a sessanta chilometri da casa. 

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