(continua). Secondo tentativo di attraversare il confine austriaco. È una mattina frizzante, magnifica, raggiungo San Candido, passo Versciago, attraverso il confine, qualche metro di sterrato per lavori in corso ed appena passato Sillian l'Austria mi accoglie davvero: la strada è bella e sinuosa, in discesa verso Lienz, con un po' di traffico molto ordinato. Sullo sfondo imponenti montagne mi danno il benvenuto. Com'è noto in Austria il codice della strada non è solo un consiglio generico ma un obbligo da rispettare, però è molto facile non oltrepassare la velocità massima, perché non è stupidamente imbrigliata ad impossibili 50 km/h in presenza di qualsiasi centro abitato, ma modulata anche a 70 o 80 a seconda delle condizioni. A Lienz iniziano le indicazioni per il Grossglockner, la mitica montagna più alta dell'Austria. Noto che l'asfalto è curato (niente buche né breciolino) ma è lucido, più scivoloso del nostro e spesso rigato. In breve arrivo alla salita ed al casello per il pedaggio: il passo, infatti, o meglio la bella strada alpina Grossglockner-Hochalpenstrasse è infatti a pagamento. È una cosa a cui noi non siamo abituati; in effetti la strada è tenuta in modo perfetto proprio in virtù del pedaggio, che comunque non è indifferente: 19 € per le moto, 39 per le auto. Considerando la coda al casello, direi che il Grossglockner è davvero bel business.
Proprio perché non sono abituato a pagare il transito sui passi, non lo capisco e immagino che si tratti del biglietto per la strada che porta al terrazzo panoramico con la vista del ghiacciaio: una strada tracciata lungo il fianco della montagna e che porta rapidamente non solo all'imponente ghiacciaio, ma anche ristoranti, negozi di souvenir (che vendono marmotte di pezza con una colonna sonora di quella terribile musica tirolese che usano alla TV nelle previsioni del tempo) ed un parcheggio a cinque piani che neanche a Gardaland. E qui siamo a 2362 metri di altitudine. Sono fra i primi ad giungere alla terrazza ma mi rendo conto che è in arrivo un arrembaggio di moto (questa volta soprattutto italiani e dell'est Europa), auto, pullman e pensionati. Fuggo prima dell'invasione riprendendo la strada della discesa fino al casello. Lo ammetto, non mi sono preparato: non avevo ancora neppure acquistato la cartina stradale. Ed infatti mi rendo conto solo ora che non sarei dovuto uscire dal casello perché la strada alpina è proprio quella che ho appena lasciato. E qui si scatena l'approssimazione meridionale contro l'organizzazione asburgica: torno al casello e spiego in uno slang italo-inglese il mio errore. La casellante, che non capisce cosa dico ma sa benissimo qual è il problema, prende il mio biglietto, ne digita il numero ed ecco comparire su un monitor la fotografia del mio passaggio precedente. Con un sorriso mi indica di proseguire. Bella figura... ma meglio così.
Se il turismo di massa attorno al view point del ghiacciaio mi aveva lasciato un po'... freddo, la meravigliosa strada sinuosa che si arrampica sulla montagna in una cornice che si intuisce di grandi montagne (scrivo "si intuisce" perché si entra un poco alla volta nelle nuvole) lascia letteralmente senza fiato: è una delle più belle che ho compiuto su due ruote. Molti motociclisti, ma nell'aria rarefatta pare quasi di procedere al rallentatore, lungo questi tornantoni aperti a largo raggio. Meglio così perché ci sono capre sulla strada.
A 2500 il valico sotto forma di un breve tunnel old fashioned. Siamo avvolti (io e gli altri motociclisti) nella bambagia e cade addirittura qualche fiocco di neve. La discesa è altrettanto bella ed apparentemente interminabile, a mano che si esce dalle nuvole. Un divertimento che si protarrà fino all'ora di pranzo, quando raggiungo un'area di sosta deliziosa come tutto il resto che abbiamo incontrato, e dove mi rendo conto che i prezzi austriaci sono più abbordabili di quelli italiani, certamente più di quelli altoatesini.
Tornato a valle ed esaurito il gioco rimpiango di non aver programmato meglio il viaggio: ho ancora 24 ore a disposizione ma non so dove dirigermi. Parto in direzione Innsbruck, ma dopo una ventina di chilometri la voglia di montagna mi porta a deviare di nuovo vero le Alpi più o meno a Mittersill verso una ben segnalata Felbertauernstrasse. Il paesaggio è bello ma purtroppo lungo una superstrada a tre corsie con tanto di un tunnel a pagamento. Poco dopo Matrei fuggo dalla superstrada (che vorrebbe riportarmi a Lienz) per un parco naturale che prende il nome di Deferegger. Mi inerpico per una stradina alpina fra altri motociclisti e mucche pigre che bloccano la carreggiata per nulla intimorite dal rombo dei bicilindrici. Dopo il laghetto montano di Oberseehutte la strada si infila in un passo così stretto da rendere necessario il passaggio alternato, per un quindici minuti ogni ora. Purtroppo per me il passo Staller riporta alla Valle di Anterselva, in Italia. Circondato da motociclisti italiani entusiasti delle belle strade alpine austriache (e naturalmente sono tutti in GS), non ho a questo punto altra scelta che proseguire. Bella la valle italiana che mi porta di nuovo in Val Pusteria; così a sorpresa sono di nuovo a scroccare una cena agli amici a Selva.
Più o meno qui finisce il mio bel tour delle Dolomiti. Ho ancora un giorno a disposizione, ma dopo tre giorni di meraviglie l'ultimo viene sprecato seguendo un consiglio sfortunato. Vorrei chiudere alla grande rientrando da Passo della Stelvio, Passo del Bernina ed Engadina, invece rientro in Austria, piego a sud est verso Mauthen per una strada stretta e lenta ed attraverso il basso Passo di Monte Croce Carnico mi trovo in Italia nelle cupe e tristi Alpi carniche, lontanissimo da tutto. Un'inutile corsa mi porterà in Cadore e di nuovo a Cortina. Tramite l'affollata e sconsigliabilissima strada da Canazei a Predazzo, arrivo ad Egna Ora alle 5 del pomeriggio. Entro in autostrada, apro il gas e torno a casa. Dopotutto tre buoni giorni su quattro non sono male. Engadina, Bernina e Stelvio saranno il prossimo obiettivo.
(fotografie)
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Dejo