Crespi d'Adda

Seguire (in moto) il corso dell’Adda, significa andare alla ricerca della Lombardia perduta. La Lombardia dei paeselli belli, delle cascine di una volta, delle strade piccole e senza traffico. Significa andare alla ricerca della bellezza, in una regione fatta ormai di paesi dormitorio per pendolari, di strade ingolfate dal traffico, di centri commerciali: insomma, la Lombardia della bruttezza e del cattivo gusto. Anzi, peggio, del nessun gusto. 

In moto sono sempre alla ricerca di vie di transito alternative all’autostrada, tragitti lontani dalle automobili. La via dell’Adda è la mia strada preferita per il lago di Como, quando non proprio il motivo principale della gita su due ruote, magari diretto a quel paese delle favole che è Crespi d’Adda.  

Tante volte ho percorso questa strada, eppure mi accorgo di non aver mai annotato una road map. Oggi che siamo chiusi da questo odioso lockdown, provo a evocare la strada nella memoria, promettendo però di riscrivere per bene tutto il post dopo averlo percorso la prossima volta, con tanto di fotografie. Prendete il presente come un appetizer. 

Quando vado di fretta, l’Adda lo vado a cercare a Lodi. Ma l’inizio del percorso, o meglio la fine del fiume, è dove sbocca nel Po, a Castelnuovo Bocca d’Adda, nella pianura fra Piacenza e Cremona. 

Da qui (o da Cremona) seguo per Pizzighettone, e da questo momento in avanti, non faccio altro che cercare i cartelli blu con le indicazioni per ogni paese che contenga Adda nel suo nome. Vale a dire: 

  • Castiglione d’Adda
  • Cavenago d’Adda 
  • Spino d’Adda
  • Rivolta d’Adda 
  • Cassano d’Adda 
  • Vaprio d’Adda 
  • Crespi d’Adda
  • Trezzo sull’Adda 
  • Paderno sull’Adda 

Pizzighettone è una deliziosa città murata sul fiume, dove ogni anno in autunno si ripete la magia della preparazione del piatto della vecchia cucina popolare: fasulin de l’oc cun la cudega. 

I primi paesi sono meno interessanti, poi si fanno sempre più affascinanti ed evocativi. Rinnovo la promessa di descriverli (spero al più presto) uno per uno. 


A Paderno sull’Adda non si può non ammirare, e non percorrere, il ponte di ferro di San Michele, magnifica costruzione in stile architettura degli ingegneri (come la Tour Eiffel). 

Ma il clou del giro è senza dubbio il poetico villaggio operaio di Crespi d’Adda, esempio di come potremmo aver costruito un mondo migliore per tutti noi. È un paesino da favola costruito a cavallo del 1900 dalla famiglia milanese dei Crespi, cotonieri illuminati il cui sogno di un mondo migliore ha portato a creare un paese dove vivere, e bene, in tempi che per i primi operai erano bui (si lavorava molto, al caldo e spesso senza una casa). Crespi d'Adda cresce attorno alla splendida fabbrica (le prime industrie avevano, a differenza di oggi, l'aspetto di cattedrali), con le ordinate casette operaie di ispirazione inglese, tutte con il lindo giardino e l'orto, la chiesa, la scuola, i lavatoi, i giardini pubblici, e infine le case di stile eclettico dei dirigenti, via via più grandi mano mano si raggiunge la periferia meridionale. Accanto alla fabbrica sorge il castello che fu dei Crespi. Sopra ogni altra costruzione, sulla collina, la bella abitazione del medico e quella del parroco. Un paese di favola, da vedere assolutamente una volta nella vita. 

Vale la pena di prendersi il tempo di una passeggiata a piedi lungo il fiume. In realtà si può organizzare anche un giro in bicicletta da Canonica d’Adda (quando addirittura non dal Naviglio della Martesana di Milano) proprio al ponte di San Michele, lungo le sponde dell’Adda, alle chiuse di Leonardo e le centrali elettriche dei primi del novecento (autentiche cattedrali dell’architettura industriale). 

Per non andare fuori tema, volendo proseguire in moto la strada da Paderno, va seguita l’indicazione Pemontana, strada lungo la quale si raggiunge il Lago di Como


In ogni caso, è un viaggio nel tempo, fra le meraviglie sopravvissute al "nulla" che oggi mangia la Lombardia. 


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