Engadina

 

La Svizzera non è il Paradiso del motociclista. Limiti di velocità esagerati, trasferimenti autostradali al costo di un abbonamento annuo, automobilisti intolleranti, prezzi alle stelle. Molto meglio la vicina fiorita Austria, dove le strade sono simili ma l’accoglienza è calorosa. 

Una volta, lungo un infinito rettilineo per Montreux percorso a 40 km/h, ho trovato un locale dall’incredibile nome di Joe Bar. Avevo una Moto Guzzi, e un’avventore svizzero ha iniziato a chiacchierare, raccontandomi di aver dovuto abbandonare la motocicletta per via delle troppe multe collezionate. Non a caso, per le strade svizzere si incontrano automobili americane dal trucco vistoso: perché non c’è altro modo di godersi la strada. 


Però ricordo un tragitto di grande bellezza, che ho percorso diversi anni fa, ma di cui per qualche ragione non ho mai scritto, o se l’ho fatto è andato perduto. Ragion per cui, le immagini del viaggio sono vivide, ma i dettagli purtroppo sfumati. 

È l’Engadina, una magica valle a misura di due ruote, che trasporta il viaggiatore dal Lago di Como al Passo dello Stelvio, o ancora più in là, alla Val Venosta, in Alto Adige, direzione Merano. 

Il mio punto di partenza è un albergo di Mandello alle prime ore di sole, in modo da avere tutta la giornata a disposizione. Dalla Val Padana (dove vivo) a Como, infatti, la strada non è breve a non voler percorrerla in autostrada, e non mi piace rinunciare al percorso del lungo Ticino, compreso un pellegrinaggio d’obbligo a Crespi d’Adda. 

Da Mandello del Lario, la riva orientale del Lago di Como è di una bellezza da togliere il fiato, mentre si passa lungo Varenna nell’aria frizzante del mattino. 

Finito il lago, si prende la strada per il Passo del Maloja. La strada italiana non è (o almeno non era) in buone condizioni: asfalto vecchio, con buche e brecciolino. D’altra parte è naturale, dal momento che si sale verso le Prealpi, e gli inverni sono rigidi e nevosi. Appena varcata la frontiera svizzera, però, succede qualche cosa di sorprendente. Immagino che il clima sia lo stesso, ma l’asfalto improvvisamente diventa perfetto, curato e liscio come un tavolo di biliardo. 


La salita per il Maloja è breve, ma intensa, con una serie di tornanti stretti e trafficati da numerose moto, che mettono d’impegno a chi, come me, lo percorre con una pesante Stelvio dal baricentro alto, a pieno carico e con il passeggero. 

Arrivato al passo, confesso di essere concentrato sulla discesa che mi aspetta. Ma qui mi attende la seconda sorpresa della giornata: non c’è una discesa. 

L’Engadina è un magico altipiano, verde come in un film, che corre a fianco di laghetti su una strada sinuosa e perfetta, correndo a tratti a fianco di un trenino rosso svizzero. Non si pone il problema del limite di velocità, perché la velocità media naturale di questa strada è proprio quella riportata dai segnali stradali (non ricordo se 40 o 50 km/h). 

In breve si arriva a St Moritz, centro fighetto di villeggiatura dove alloggiava anche Mike Bongiorno. 

La strada è delle più belle, e ricca di immagini che riempiono il cuore. Non ho cambiato gli euro in franchi francesi, ma lungo la strada gli svizzeri non si fanno problemi a darmi un cambio 1:1, bontà loro. Ci accontentiamo così di un panino e un’acqua frizzante. 


A Zernez si imbocca la Val Müstair, dove il panorama muta, per farsi, se possibile, ancora più bello. Siamo nel Parco Naturale dell’Engadina, selvaggio quanto basta. Una di quelle strade che vorresti non finisse mai. 

Non ricordo a che punto si propone il bivio per il Passo dello Stelvio. Dopo un momento di indecisione, decidiamo di proseguire verso Santa Maria, ed il confine italiano con l’Alto Adige. Santa Maria è caratteristica per le facciate dipinte delle case, ma non ci fermiamo a lungo: il richiamo dell’Italia si fa sentire. 

Passato il confine ci attendono altre sorprese. Una è la stupenda cittadella murata di Glorenza, dove finalmente prendiamo alloggio e ci riposiamo con passeggiando per le strade caratteristiche. Le altre le troviamo il mattino successivo: la bianca, maestosa Abbazia di Monte Maria, e poco più in là il lago di Resia, con il famoso e caratteristico campanile che sbuca dalle acque. 

La Val Venosta è piatta, e la strada è trafficata. Un trasferimento sofferto fino a Merano, e poi la visita alla bella città, ed alla ancora più bella vicina Bolzano

Mi tengo lungo la Weinstraße fino a che è possibile, lontano dalla statale e sotto la montagna. Poi, prima di Trento (credo a Mezzolombardo) mi dirigo verso un passo sulla destra che mi trasporta a Riva del Garda

Relax nella bella cittadina, prima di imboccare la SS45 bis Gardesana, normalmente una poesia di strada lungo la riva occidentale del Garda, fra curve, grandi punti panoramici e minuscole gallerie. Ma non oggi: è il 15 agosto, e ho il privilegio di compiere tutto il tragitto a passo d’uomo, in un caldo infernale. Sosta refrigerante a Limone



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