Triumph 1200 cc: la Speed Twin e le Scrambler


La Bonneville è probabilmente la più iconica motocicletta vintage del mercato. Il suo mito viaggia sui leggendari giorni della rivalità Mods / Rockers ai tempi della Swinging London, e sul fascino di tutti i musicisti rock che ne hanno cavalcata una. Ma non solo rock, possiamo aggiungere il mito di Clint Eastwood e, naturalmente, di Steve McQueen, l’uomo più cool di tutti i tempi.
Ma naturalmente la Bonnie non è sempre stata una moto vintage: ci sono stati giorni in cui era la moto dalla tecnologia moderna, la moto con cui andare forte, la moto con cui correre le gare nel deserto. Erano i giorni che hanno preceduto l’arrivo delle altrettanto leggendarie giapponesi, la Honda 750 Four, la Kawasaki e le sorelle.
Con il suo motore 1200 cc raffreddato a liquido, Triumph ha dichiarato tutte le intenzioni di far rivivere i giorni in cui le Bonneville erano le moto dalla tecnologia avanzata. E la mia testimonianza è: ci sono riusciti, eccome!


Mi avvicino alla Street Twin rossa e nera con una notevole emozione. All’inizio l’avevo vista in foto, poi ci sono salito da ferma a qualche salone, ma questa è la prima volta che ne ho le chiavi in mano. L’impressione ad avvicinarsi è di grande compattezza. È una moto compressa, non grande: corta e bassa. E di immenso fascino. Saliti, praticamente la si indossa; la moto scompare quando la si cavalca. Le gambe sono ripiegate, più avanti (o meno indietro) di quanto mi sarei aspettato, il manubrio è quasi basso, il baricentro sfugge verso l’avantreno. Ma la Speed Twin non è affatto scomoda come la Thruxton (di cui condivide il motore), anzi, si potrebbe definire comoda. Guidata per un’ora, non affatica i polsi e non intorpidisce le gambe, anche se magari dopo cento chilometri di viaggio il bisogno di fare due passi si sente. Non è una moto da gran turismo, è una moto da sparo, ed il motore è lì a ricordarcelo. L’elettronica mette a disposizione tre riding mode: pioggia (ma non pioveva), road (onesta) e sport (che spacca — nel senso che esalta). Presa confidenza con la road per le strade della piana, è quando metto la sport che l’adrenalina entra in circolo. La risposta al gas si fa pronta, il ruggito dello scarico mi insegue, la moto schizza sull’asfalto come la tuta di Superman, senza peso e senza fatica. Ma per quanto vivace, il motore resta morbido: non da uno strappo, non c’è un accenno di on off. I freni (Brembo) sono tenaglie e infondono piena sicurezza, mentre l’accelerazione è bruciante.
Attaccato al manubrio senza alcuna protezione dal vento, la Speed mi fa sentire davvero un cattivo ragazzo in giacca di pelle.
Mi invento un circuito stradale nella bassa parmense lungo il Taro, fra Ponte Taro > Fontanellato > il labirinto della Masone. È domenica nell’ora del dopo pranzo e la strada è praticamente deserta. Fra una curva e l’altra la Speed tocca i 140 km/h in un istante, come se niente fosse (o meglio, ci arriverebbe se non fosse proibito dal codice stradale, ça va sans dire). I freni bloccano prima della curva, pieghi e raddrizzi con il pensiero, ma senza perdere nessun piacere nella fisicità della guida. Il feeling è pieno, praticamente la moto si guida sulla ruota davanti. La Speed rappresenta il vero senso del divertimento delle due ruote. Mi ritrovo a ridere da solo come un ragazzino, ecco perché da sempre amo le due ruote!


La strumentazione consiste nei due cerchi classici: vedo bene le lancette della velocità e del contagiri e niente altro, ma niente altro mi serve, in effetti. Avevo letto che dagli specchietti laterali si vede poco, non è vero, sono perfetti. Nulla di quanto avevo letto rende merito a tanta moto; può darsi che la Speed sia stata messa a punto rispetto a quella in prova alla stampa della pre produzione.
Purtroppo la Speed non è concepita da Triumph per il viaggio e non sono previste borse laterali. Spendere 13.000 € per una moto da sparo per molti (me compreso) rappresenta un capriccio, ed è un vero peccato, perché credo che sia la moto più divertente che io abbia mai guidato.
Così com’è, la Speed Twin è una concorrente per la NineT (e forse per la Morini Milano, ma non posso saperlo con certezza perché quest’ultima non l’ho ancora guidata). Quale sia più affascinante del gruppo è una questione di squadra: una è un boxer, l’altra una Bonnie.
Dopo aver effettuato nella brezza primaverile un paio di giri del mio “circuito”, è giunto il momento di rendere la moto, a malincuore. Ma solo per cambiare sella.


La Scrambler 1200 è il modello aggiornato della mia Scrambler, quella “di Steve McQueen”. Ma la nuova è evidentemente una moto moderna, alta, potente, con un gran comparto di sospensioni. Non è più una semplice Scrambler, ma una moderna Enduro Stradale a tutti gli effetti, al pari di una Africa Twin, una V85 TT, una GS, con una design classico - e davvero bello. La posizione di guida è ottimale, totalmente in verticale, con le gambe distese: ci si potrebbe fare il giro del mondo. Solo la sella, bella larga e lunga anche per un passeggero, potrebbe essere più imbottita.
Il motore è maschio, il rombo è un borbottio che accompagna il pilota ad ogni sgasata. La marmitta non disturba più la gamba destra come nel modello classico; praticamente non si avverte neanche ad alzarsi in piedi. A guidarla in piedi la moto è stretta attorno alle gambe, e il manubrio, largo, è all’altezza giusta. Si può affrontare in relax qualsiasi sterrato e strada bianca, e le sospensioni assorbono al meglio cunette e buche.


La strumentazione è digitale e ben leggibile. La velocità appare sia sotto forma di lancetta che di numero digitale, ed anche la marcia inserita è scritta con un carattere bello grande. È prevista (come optional) una borsa laterale, ed un portapacchi con eventuale borsa arrotolabile. Il mondo è alla portata della sua ruota anteriore, aspetta solo di essere affrontato.


La 1200 non costa più come una scrambler, ma come le enduro concorrenti. È il prezzo della qualità.
Provo entrambi i modelli. La XC, la meno cara, è quella giusta. La XE è troppa: in movimento non colgo differenze, ma da ferma è esageratamente alta. Per fare il cross è comunque troppo pesante, dunque cui prodest? Anche la XC ha la ruota anteriore da 21 pollici, ma devo dire che non disturba curve e manovre, e probabilmente offre un certo senso di stabilità. Colore ed estetica sono bellissimi. Probabilmente è l’enduro stradale più bello del mercato, con la sua linea anni settanta. Assieme, a mio gusto, alla Guzzi V85 TT, dalla linea anni novanta. Ed entrambe sono facili, comode e maschie.


Che dire dunque delle Triumph bicilindriche da 1200 cc? Sorprendenti oltre le aspettative, praticamente perfette, il massimo la Speed Twin e la Scrambler. La Thruxton si sa è scomoda, ma chi la compra vuole una moto da bar. E sulla Bonneville T120 c’è di sicuro qualche cosa di migliorabile: perché non fornirle lo stesso motore brillante, e perché non migliorare la qualità delle sospensioni, per renderla più comoda in viaggio e in due?

Un ringraziamento speciale a Triumph Parma (Ponte Taro, via Emilia Ovest) 


La Scrambler con le borse 

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