EICMA 2014: il salone della moto


Appunti di cronaca dell’EICMA 2014.
Rho si conferma il posto più infelice e incasinato d’Italia per ospitare la Fiera di Milano. Ciò nonostante l’affluenza è da record. Ingenuamente non sono andato mercoledì, giorno dedicato alla stampa, pensando che all’apertura del giovedì mattina la Fiera fosse comunque ancora poco affollata. Invece non avevo mai visto neanche la metà di tutto quel pubblico, che circondava ogni moto al punto di renderla invisibile. Immagino che stia a testimoniare la grande voglia di moto, a dispetto della crisi e dei nostri inetti (ed in mala fede) amministratori pubblici.


Il comun denominatore del salone del 2014 è il downgrade delle cilindrate. Dopo la rincorsa insensata al the bigger the better (complici le riviste di settore, ancora oggi sempre in prima linea ad incensare il motore più potente e il modello più costoso) è ora tutto un fiorire di 750, di 400, e di monocilindrici. Moto a 8000 euro (come la V7, la Ducati Scrambler, la Harley 750) e persino a 4000 (come la SWM Gran Milano e certe Yamaha).


Lo stand Moto Guzzi è una mezza delusione, al solito da quando è diventata Piaggio. C’è la moto piccola, c’è la moto enorme, mancano le moto giuste. È tutto un ridipingere ed un customizzare. Che magari non è neanche la strada sbagliata, se queste riescono a farle diventare di moda.
Le V7ine sono in effetti carine, anche se immagino che a customizzarle con gli accessori in vendita il prezzo lieviti oltre il giusto. Mi piace la V7 gialla, ma forse solo perché mi ricorda il mio 50 cc, il Dingo Cross. La V7 è piccola, però bisogna ammettere che in questo sembra aver precorso il mercato: anche la BMW NineT e la Ducati Scrambler non sono più grandi.
La California è invece enorme, come un pullman. Ne hanno proposto diverse versioni speciali dai nomi vintage, tipo l’Audace e la Eldorado. Poi c’è il concept non in vendita, la moto di Batman, rossa e nera. Sulle strade di California non ne ho vista neanche una, magari le vendono in America.


La scelta di classic bikes si fa facendo più folta, nonostante uno scivolamento dal classico al vintage.
La Harley 750, che l’anno scorso non era piaciuta, fa la sua figura nella colorazione bianca e rossa. Diventa una possibile candidata di classic bike. Per il resto in Harley una moto elettrica (e il sound lo fanno uscire da un iPod?) e le solite grosse, che escono dal radar del mio interesse.


La BMW punta sempre più verso un look jap. È una scommessa, che oltre tutto pare vincente a giudicare i risultati di vendita della R1200 GS (che ormai è un vero e proprio Massey Ferguson: diventerà un tre ruote?).
All’inizio le linee della casa di Monaco erano distinte: giovane la F, classica la R, grossa e potente la K. Ora sono omologate, tutte molto simili, tutte con una linea da Suzuki e i motori raffreddati ad acqua.
La nuova R1200 R è del tutto diversa rispetto alle precedenti: nulla più di classico, una giapponese con il boxer. Piacerà? Venderà? Non a me. L’unica classic bike rimasta in listino è la NineT.
Anche la F800 R è rifatta, con quel fanale in plastica che non si può guardare.


A proposito di classic bike, il motivo principale per cui mi sono sobbarcato mille disagi per arrivare a Rho è stata la Ducati Scrambler. Non mi ha deluso, anzi, è persino più bella del previsto.
Però è anche più piccola di quanto immaginassi. Di certo dovrò guidarla per decidere se sarà la mia prossima moto, al posto di quell’ammiraglia della R 1200 R Classic. A vederle in foto avevo deciso che la versione più bella fosse la Icon, la classica moderna con i cerchi in lega e la targa applicata alla ruota. A vederle dal vero devo ammettere che non c’è storia: il modello classic, che è quello vintage, è semplicemente bellissimo. Forse la prima è più indirizzata ai giovani, la seconda ai “giovanili”.


Sempre belle le Triumph, ormai consolidate attorno ai modelli classici. Le Bonneville come al solito se la giocano sui colori, la più bella era però prodotta da terze parti e ispirata all’Husqvarna della mia gioventù.


KTM. L'Adventure l’ho sempre considerata troppo alta, però la SuperAdventure è obiettivamente una bella moto, e se 18.500 € sono troppi c’è anche la 1050 a 13.000 che fa la sua figura. 
A completamento dello stand c’erano le Husqvarna, che non ho ancora capito come convivono con le Kappa da cross, ma sono comunque attraenti.


E a proposito di KTM, si è rivista la SWM, costruita proprio negli stabilimenti italiani di Husqvarna. Le fuoristrada sono proprio le Husky, mentre sono apparse due piccole monocilindriche (motore Honda, 440 cc), la Silver Vase e la Gran Milano. Considerando il prezzo, 4900 €, viste dal vero non sono neanche male. Resta da vedere se incontreranno un pubblico, perché la linea è decisamente vintage.


Chi frequenta questo sito sa che le jap non le capisco, e puntualmente non mi hanno detto nulla neanche quest’anno. Tornano per tutte le case, con una tempestività da bradipo, le enduro stradali, tanto Suzuki che Yamaha che Honda (in arrivo). Di Honda ho ormai perso il conto di tutti i modelli che producono. Il modello classico, la CB 1100 Four, sa ormai di too little, too late (troppo poco, troppo tardi), per tacere il fatto che l’importatore italiano proprio non la spinge. È forse arrivata oggi a come avrebbe dovuto essere al giorno della presentazione, ma nel frattempo il prezzo è lievitato. Allora è decisamente più bella la Yamaha classica con il codino rivisto.

Un altro salone di transizione? Probabilmente. Ma intanto per chi vuol cambiare moto non c’è che l’imbarazzo della scelta. La mia regina? Che domanda: la Scrambler Ducati Classic. 


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