Motociclette



È per caso che oggi in edicola ho acquistato contemporaneamente Motociclismo, la più classica e storiche delle riviste motociclistiche italiane, e Cafe Racer, l'edizione italiana della rivista francese di tuning motociclistico. Sono usciti contemporaneamente i due nuovi numeri: due argomenti diversi, persino due visioni diverse dello stesso mondo, quello del motociclismo, la cui lettura però mi ha dato da pensare. Partiamo da Cafe Racer: fotografie molto belle, che riscaldano il cuore, accendono la passione e rievocano il calore delle due ruote in questi freddi tempi di finanza & banchieri. I tempi in cui non soltanto la motocicletta aveva un'anima, ma addirittura il senso della Vita era aspirare ad un Mondo migliore: "fatti non fummo per vivere come bruti". I tempi della pop art, della musica rock, del flower power, dei mod e dei rockers, di Le Mans, di Marlon Brando, Steve McQueen e Mick Jagger. Decenni migliori, dalla rinascita della metà degli anni '50 fino alla new wave dei '90, prima del grande freddo del capitalismo.
Anni in cui il mondo girava attorno all'uomo come individuo, non come produttore di reddito.
Però ho intravisto un baco: il rischio del frivolo (un altro morbo degli anni zero), della moda fine a sé stessa, dell'appiattimento culturale, dei luoghi comuni, il rock delle icone dove Patti Smith è la "poetessa del rock" e Dylan il "bardo di Duluth".
Dall'altra parte di questo mondo sta Motociclismo, che pubblica una comparativa (il genere di articoli preferito dai lettori, me compreso) fra maxi enduro, una categoria di motociclette pesanti, potenti e costose. Motociclette fatte di elettronica da aziende multinazionali che fanno rimpiangere i tempi in cui artigiani come Muller o Aspes o Villa creavano moto e motori in un'officina.
Un Motociclismo scritto da tester dove il "numero" dei cavalli è visto come un valore, un fattore positivo di valutazione.
Cavalli? Ma per piacere, ve ne regalo volentieri 20 dal boxer della mia BMW se riuscite a non farmela spegnere sotto i 2000 giri…
La verità, mi infastidisce doverlo affermare nella sua ovvietà, dovrebbe essere in un punto nel mezzo. Cavalli, cilindrata e velocità massima non contano. Il prezzo? Il più basso dovrebbe essere valutato il meglio, non il contrario.
Il fine della motocicletta dovrebbe essere andarci per strada nel migliore dei modi possibili. In questo colgo una pecca sia nella filosofia di Motociclismo che in quella di Cafe Racer. Perché per i primi la motocicletta migliore è la più veloce (su strade dove la velocità massima è 90 Km/h) e la più costosa, per i secondi la più bella esposta nel salotto di casa e non in viaggio per le strade.

La Motocicletta è un'idea platonica, uno stampo perfetto del Nirvana che trova la sua realizzazione mondana nell'imperfezione dei mezzi meccanici odoranti di benzina e di asfalto che portiamo sulle nostre strade. Due sono le sue componenti vitali, il momento delle forze che le da vita: la bellezza delle forme e la coerenza della meccanica. La moto deve essere bella e deve essere funzionale al suo uso.
I mezzi del tuning sono belli, ma se diventano modellini non sono motociclette, ma oggetti per onanisti e collezionisti, due categorie a cui il motociclista non appartiene.
I mostri da 160 CV da ventimila euro non sono motociclette, ma il germe della crisi delle due ruote.
Rimpiango le motociclette degli anni sessanta e settanta come la perfezione delle due ruote, e anelo a mezzi belli nell'estetica e della meccanica. Non parlo solo di classic bikes nostalgiche come la Honda CB1100 Four, la Bonnie, la BMW R1200 R: colgo una bellezza anche nella coerenza dell'Honda Crossrunner, delle Tiger 800, le F 800, persino le 883 e Ducati come la Multistrada. Quando capiremo che non è vero che "the bigger is better?"
Dunque per quello che vale il mio invito alle due riviste in questione, che continuo a leggere con piacere, è:
(1) non valutate potenza e prezzo come valori positivi, ma iscrivete le due voci fra i difetti; la "potenza" vera è un carattere, non un numero;
(2) la bellezza della moto è un fattore determinante, ma solo se è funzionale alla meccanica; viceversa non è una moto, ma una scultura. O peggio, un oggetto per fighetti. E i motociclisti, Marlon Brando insegna, non sono né frivoli né fighetti.

Commenti

OmegaRacer ha detto…
In generale condivido quel che ha scritto e ho avuto la stessa impressione per quanto riguarda la 'superficialita' di Cafe Racer.
Il colmo e' stato quando sono arrivato a pagina 129: Avvistamenti, dove possiamo ammirare i VIP e le loro moto.
Ma chi se ne frega di 50 Cent e di che moto ha.....ma pensa te.
Blue Bottazzi ha detto…
Sì, pag 129 è frivola, ma ci sono pagine molto migliori prima. Ed anche del coraggio, come quando scrive "Fascino vicino allo zero assoluto" della Caponord, con la pubblicità gruppo Guzzi in ultima di copertina. Non è da tutte le rivista essere più dalla parte del lettore che dell'inserzionista...