Moto Guzzi V7 Stone: la prova su strada


Quando arrivo dal mitico concessionario Guareschi di Parma per la prova della V7 Stone sono di pessimo umore: per arrivare ho guidato la mia Stelvio per un quarto di Emilia e cento metri prima della mia destinazione ho centrato in pieno una gran buca dell'asfalto. Niente che potesse farmi cadere ma evidentemente abbastanza da far saltare il bauletto porta casco, che rotola rovinosamente in mezzo alla carreggiata; ed è già la seconda volta che succede nella storia di questa moto. Per fortuna la strada ancora da compiere è davvero poca e ci penserà Guareschi a provvedere alla riparazione ed alla sostituzione del dentino che si è rotto.
La V7 Stone che mi aspetta è, come speravo, quella nera opaca. La prima impressione è la stessa che mi aveva dato al motosalone a Milano: è piccolina. Ed è la stessa sensazione che si ha salendo in sella, specie poi nel confronto con la solida 1200 Sport che le sta a fianco. L'impressione estetica è decisamente di bellezza, ma non di lusso. Dettagli come il tachimetro, i blocchetti e le marmitte non convincono fino in fondo.



Innesto qualche marcia, scaldo il motore: purtroppo non ci sono colline e tornanti per questa prova, ma solo la zona industriale di Parma. Proverò la moto fra i brevi rettilinei e le tante rotonde fra l'Ikea e la Barilla. Conosco bene il motore a V di questa cilindrata, perché ho posseduto una Brevina 750, ma su questa moto è tutto diverso: il motore V750 della Stone è davvero tutto nuovo, per aspetto e per carattere. Invece del tranquillo ronfare che conoscevo, il nuovo V7 è a dispetto dei numeri (una manciata di cavalli in più) di tutt'altro carattere. È un motore nervoso, potente e soprattutto pronto: non ci si aspetta un'accelerazione bruciante dalla piccola Moto Guzzi, ma è davvero così.
Dopo qualche rettilineo e qualche rotonda il carattere della Stone non è più un mistero per me. Complice anche il bel colore nero opaco, mi pare di essere a cavallo di un torello imbizzarrito. E non c'è nulla di pacioso in questo piccolo toro nero: il telaio è il solito della 750, abituato ad un più tranquillo temperamento e ad una guida più rotonda, così sfruttare il carattere del nuovo motore lo rende spigoloso ed aggressivo come un torello da rodeo. Il risultato è una bella dose di divertimento. La moto è agile ma non così morbida, ed il motore è sempre pronto, per cui la guida è in definitiva aggressiva, almeno nel caso della mia prova urbana rotonda dopo rotonda. La frizione è perfetta ed il cambio con un'escursione notevole ma molto preciso.
Se il posizionamento che il marketing ha in mente per la Stone è quella delle Vintage di fascino sul tipo di Bonneville (di cui esiste pari pari una T100 black) o della Harley Davidson Sporster, la guida è tutta un'altra storia: non il pacioso cruising all'americana, ma una vintage guida sportiva da cafè racer.
Restituisco la V7 con dispiacere, perché so che non la comprerò perché non è grande quanto una Griso o una Breva, e temo proprio che una V come vorrei io non sia in programma. Si sussurra già di una Strada 1200, ma si tratterà di una moto moderna anche nell'estetica (spero un'alternativa italiana seria alla bella R1220 R di BMW).
Però la V7 Stone è proprio bella e divertente, adattissima alle motocicliste (c'è anche in color bianco) come ai motociclisti non troppo alti. Il prezzo è quello giusto, il classico fascino Guzzi anche ed il motore è born to run.


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