Per le Valli Piacentine


Le previsione meteorologiche prevedevano pioggia per tutto il week-end; invece alla fine il maltempo è stato così gentile da spostarsi alla domenica. Questo significa un sabato "regalato", da festeggiare degnamente. Ed assolutamente degno è stato il giro in moto con cui abbiamo festeggiato il sole: appena tornato dal Verdon (di cui dirò sul prossimo post) questo giro mi ha dimostrato che all'Appennino Piacentino il Verdon fa... "una pippa" (noblesse oblige).
Partenza da Agazzano, in Val Luretta, in compagnia dell'endurista piemontese che mi aveva fatto da "capocordata" sulla Route des Grandes Alpes. Il progetto è quello di attraversare le Valli Piacentine trasversalmente passando per punti di tanto suggestivi quanto poco frequentati. La prima tappa è la Val Trebbia, ma lungo il versante opposto alla famigerata (e troppo frequentata) Statale 45: da Agazzano prendiamo per il Castello di Rezzanello e da li proseguiamo fino a che la strada arriva in cresta, mostrandoci le due valli, la Luretta sulla destra e la Val Trebbia a sinistra. È sempre un grande spettacolo, ma l'emozione vera arriva quando ai nostri occhi si presenta lo spettacolo della Pietra Parcellara e poco più in basso la chiesetta modesta costruita in bilico sulla Pietra Perduca, immerse nel verde assoluto e rigoglioso che solo la primavera sa donare al paesaggio. Fra il verde selvaggio spuntano un paio di case dal colore giallissimo: qualcuno ha detto Provenza?
Ci inseriamo sulla stradina proveniente da Travo ed affrontiamo i tornanti verso la Pietra Parcellara. Appena scollinato, fra le mucche al pascolo si apre davanti a noi quel paesaggio che altre volte ho definito "le nostre Dolomiti". Giunti al bivio (Passo Caldarola) si può scegliere fra Val Tidone e Val Trebbia: ci dirigiamo sulla tortuosa stradina che fra fondo sconnesso e frane arriva a Mezzano Scotti, da dove pochi chilometri ci separano da Bobbio, il paese che della Val Trebbia rappresenta la capitale e da cui la statale si fa degna della sua fama.
Seguiamo la SS45 lungo le gole del Trebbia, e a Marsaglia, proprio dove inizierebbe il grand canyon (in direzione Ottone e Genova), noi prendiamo invece a sinistra lungo la Val d'Aveto.


Anche se la stagione d'oro della Val d'Aveto è l'autunno, le curve a picco sul fiume e la strada che si incunea sotto balconi di roccia sono sempre un grande spettacolo. Siamo diretti verso Rezzoaglio, in Liguria, dove la Val d'Aveto viene raggiunta dalla alta Val Nure e da cui punta verso la costa ligure, che raggiungerà a Chiavari. Il programma è di raggiungere Rezzoaglio e da li tornare verso Piacenza proprio lungo la bellissima alta Val Nure. Ma giunti a soli nove chilometri dal paese, all'uscita di un tunnel un guizzo di fantasia e di estro ci spinge a seguire il cartello sulla destra che indica la stradina che si arrampica verso Torrio. Torrio è un paesino perso nel più selvaggio Appennino, quasi in vetta, che caratteristicamente confinava con un vecchio agglomerato di case ormai abbandonate e divorate dal bosco. Dopo diversi tornanti e davanti allo spettacolo della valle dall'alto, ci accoglie un paese ormai quasi abbandonato, e attraverso una stradina mal ridotta arriviamo a poche decine di metri dai ruderi in questione, che raggiungiamo a piedi. Le case sono ormai sfondate e quasi nascoste dal verde.
Un vecchio ancora robusto con gli occhi stanchi, che trascina una fascina di legno, ci guarda con sorpresa. Ci racconterà che lo stesso paese di Torrio è ormai abbandonato e che seguirà presto la sorte delle case diroccate. Per il paese ed i vecchi rimasti "non ci sono più primavere".
È in effetti vero che l'abbandono della gran parte della montagna da parte dell'uomo ha rappresentato un ritorno selvaggio di flora e fauna, come cinghiali e lupi. Questo è il fascino del turismo in moto: viaggiare nel tempo.
Dopo aver salutato il vecchio, raggiungiamo il passo e scendiamo verso l'alta Val Nure. In un attimo ci troviamo a Santo Stefano d'Aveto, un paese delizioso che sembra trapiantato qui dalle Dolomiti. In effetti è un centro turistico dove d'inverno si scia. La strada dell'alta Val Nure è splendida, e molto divertente dal punto di vista motociclistico, da Santo Stefano ai passi del Tomarlo (dove si entra in provincia di Parma) e dello Zovallo (da dove si entra nel piacentino). Inoltre di sabato è assolutamente deserta, come ci confermeranno due carabinieri che ci fermano per un controllo. E di nuovo: fantasia, estro e prontezza di riflessi. Visto che siamo stati fermati al bivio del Monte Penna, risolviamo di abbandonare la strada principale per circumnavigare proprio il Penna ed il Tomarlo. Una decisione felice, perché ci troviamo su una strada da fiaba: prima lungo una stradina che d'inverno, sotto la neve, viene chiusa al traffico per diventare una pista da sci. Ed eccoci a sciare sulla moto, prima ai bordi e poi sotto un magnifico bosco. Poi la strada diventa sterrato, in discesa, con buche e curve. La Stelvio dimostra una volta di più in questa situazione di avere una predisposizione naturale per il fuoristrada, nonostante la mole. Il serbatoio si presta perfettamente ad essere stretto dalle gambe del pilota in piedi, il largo manubrio è perfetto per controllare il mezzo, e le sospensioni generose sopportano qualsiasi buca senza che la moto perda nulla della sua proverbiale stabilità. È un divertimento, ma lo sterrato sembra non finire più e la stanchezza del guidare in piedi comincia a farsi sentire. Alla fine ci ritroviamo a zigzagare per un paesaggio bucolico attorno ad un torrente, fra mucche inerpicate sulle rive come capre, e muli non targati liberi di girare per strada. La strada si immette sulla strada provinciale 81, dell'Anzola, che proviene da Bedonia e Val di Ceno. Sembra una strada svizzera, dell'Engadina, dall'asfalto perfetto e dalle curve aperte, in salita, deserta. Pare proprio di essere in pista. Il divertimento dura parecchi minuti, fino al passo dello Zovallo dove ci reinseriamo sulla strada provinciale dell'alta Val Nure. Scendiamo fino a Ferriere; la strada prosegue per Farini, Bettola e infine Piacenza, ma evidentemente non siamo ancora sazi se prendiamo invece per il passo del Mercatello (tutto sommato anonimo) per ritrovarci di nuovo dopo altri venti chilometri di curve a Marsaglia, in Val Trebbia, a chiudere un circuito iniziato diverse ore prima. Da qui il rientro, in tranquillità, lungo la SS45, da Bobbio a casa.


Un percorso invidiabile, degno delle migliori strade motociclistiche alpine.

Commenti

ste ha detto…
concordo pienamente... fatto lo stesso giro un mese fa, strade veramente belle che si vorrebbe esplorare più a fondo...

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