Bonneville


L’ultimo giro che sono riuscito a fare prima delle grandi piogge (quanto è piovuto quest’anno? L’anno più umido della mia vita) aveva grandi ambizioni: in quattro moto ci apprestavamo a tagliare di traverso le valli piacentine comprendendole tutte fino a sbucare sul Monte Penice. L’aria era fresca, il cielo, nuvoloso, non prometteva nulla di buono. Uno dei motociclisti era un volto a me nuovo, ma sapeva far filare un cancello di Bonneville tutta cromata; dopo averlo osservato per un po’ gli ho proposto lo scambio, fra la mia super-gran-turismo e super-confortevole Guzzi Stelvio e la sua lucida ed affascinante Bonnie truccata da Thruxton (manubri bassi e codino sportivo). D’altra parte quelle sono moto nate per la customizzazione…
Qualcuno ha molto acutamente scritto che è più divertente guidare forte una moto che va piano che piano una moto che va forte. Puro vangelo. La Bonnie magari è pesante, ma è così bassa che non te ne accorgi. La senti solida, e con quel frullare quattro tempi che gli altri hanno perso. Il suono del motore per me è una delle componenti più importanti di una moto. Triumph ce l’ha, come ce l’ha la Harley, come ce l’ha - diverso - Ducati. Il V Guzzi ha un gran bel borbottio, ma con il 4 valvole l’ha un po’ sacrificato; a mio vedere il primo compito delle marmitte dovrebbe essere quello di esaltare il suono, non di mortificarlo.
Per chi guida una moto “moderna”, la Bonneville è un’avventura. Non si piega in automatico nelle curve senza che tu neanche te ne accorga come le moto di adesso, ma la devi buttare giù e poi tirare su. E all’uscita della curva puoi aprire il gas, il motore riprende il rombo e ti spinge in avanti in modo piacevolmente progressivo. Una sensazione dimenticata: se aprissi il gas della Stelvio mi troverei con il culo per terra o comunque fuori dalla curva. Insomma: mi stavo divertendo troppo per restituirla, e così non l’ho restituita: tu tienti i 105 cavalli, io tengo la moto con cui chiudere, piegare, aprire, raddrizzare. La moto da guidare.
Ci ha poi fermati la pioggia all’imbocco della Val d’Aveto. Sosta in trattoria e ritorno inglorioso. Ma il giretto mi ha confermato quello che sapevo: che sono un classic biker in giacca di pelle. Ben inteso, non esiste la moto universale: se devi fare un grande tour, su una Stelvio, o una GS, o un’altra nave, sei un Re. In Tunisia ho amato la Stelvio. Ma se vuoi divertirti è un altro paio di maniche. Credo di aver deciso per una classic bike. Magari al primo tour a largo raggio me ne pentirò, ma dentro di me so di aver deciso. La moto ideale sarebbe forse una BMW R1200 R, magari il modello con i raggi e le righe nere sul serbatoio - classic bike e moto comoda e tecnologica al tempo stesso; ma la passione è anche una questione di squadra, io non mi sento uno con il marchio BMW sulla giacca. Una Bonneville, magari una scrambler con le gomme stradali e il serbatoio metallizzato, mi piacerebbe di certo. Ma il mio motore preferito resta il V della Guzzi. Una Griso colorazione verde Benni? Non mi convince; quanto era bello il serbatoio della V7? Quanto è brutto quello della Breva? E dunque che aspettate a fare il cambio? Certo, c’è la nuova V7, ma è davvero una moto troppo piccola. Perché vi ostinate a non mettere quel serbatoio sulla 850 o sulla 940? Paura di vendere?

Commenti

Anonimo ha detto…
Trovo le classic inglesi bellissime ! Farei carte false per una Scrambler, ma mi accontento del mio Tiger 955 del 2004 grande moto !
Complimenti per il tuo blog..
Henry il grigio