Mi compro la moto (anniversario)


Oggi 29 ottobre compio una volta di più gli anni. Due anni fa per festeggiarmi ho preso la decisione di tornare alla moto. Ecco come l’ho raccontato nei blog di allora...

agosto 2006: “torno a casa e mi compro una moto”

30 ottobre 2006: “Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza”

La moto non si compra con la testa. Si compra con il cuore, si compra con lo stomaco, si compra con... Ormai era deciso: attendere il salone della moto, passare in rassegna ogni modello ed ogni novità, ed in primavera diventare un centauro. Non uno di quelli alla Valentino Rossi, carenati e con la passione per la corsa. No, un “motociclista per caso”, un “turista della moto”, un viaggiatore, uno che ha visto Easy Rider quando aveva diciotto anni. Uno per cui motocicletta significa ancora libertà e strade provinciali.
Domenica ho compiuto gli anni: quarantanove, gli ultimi con il quattro davanti. A un ventenne possono sembrare tanti, ma resta il fatto che dentro ti senti esattamente come a venti. Magari un po’ più saggio.
Beh, magari saggio mica tanto, se ho lasciato partire Lalla e Carolina (amate moglie e figlia) per il mare e sono rimasto in città accampando ragioni di lavoro. Poi sono entrato in un concessionario Moto Guzzi e l’ho comprata. Bellissima, la Breva 750i Touring, di un elegante nero metallizzato, con borse laterali e parabrezza.
Alla fine dell’autunno. Alla vigilia dell’inverno. A pochi giorni dal chiuderla in letargo in un garage.
Con il progetto di scavalcare gli Appennini, raggiungere il mare e presentarmi alle mie donne in moto. Praticamente come un bambino.

Se non piove. Se non mi perdo. Se non mi viene il mal di schiena.

4 novembre 2006: Allora, siamo rimasti che ho comprato la moto d’istinto per il mio compleanno e che avrei raggiunto moglie e figlia al mare in moto anziché in treno...
La consegna della moto non è andata come mi ero immaginato. Ritardato dall’acquisto di abbigliamento e casco, e dalla stipula dell’assicurazione, arrivo al concessionario che è già sceso il buio. Ho guidato l’ultima moto trent’anni prima ed era un 125 da Cross. Non c’è benzina nel serbatoio e mi tocca arrivare ad un benzinaio di periferia, su una strada trafficata da camion. Viaggio a 30 all’ora, non trovo la prima, poi non trovo la folle, freno a strattoni, riparto a strattoni, la moto si spegne... potendo la rivenderei all’istante e chiuderei l’esperimento.
Già il giorno dopo dovrei partire per raggiungere Alassio. Da Piacenza sono 250 chilometri, con gli Appennini in mezzo. È chiaro che mi serve più allenamento, ma mia moglie, all’oscuro dell’acquisto, è irremovibile. Sarebbe delusissima del mio mancato arrivo. Contratto un treno per le dieci di sera, immaginando di passare almeno metà della giornata a giocare con il mio nuovo giocattolo. Ma come potrei salire su un treno ora che ho la mia Breva nuova fiammante? Proprio per non escludere nessuna possibilità metto in una borsa laterale un paio di scarpe, pantaloni e maglia e inizio il mio “allenamento” in direzione ovest. Nei primi chilometri mi sento molto guidato dalla moto. Mi pare di essere la valigetta porta oggetti. C’è pochissimo traffico e a Castelsangiovanni mi sento abbastanza sicuro da affrontare rotonde e semafori. Proseguendo verso Stradella qualche curva lunga in salita mi comunica una sensazione imprevista: il piacere di guidare. Comincio ad aprire per arrivare almeno ai novanta chilometri all’ora. A Voghera mi confesso la decisione di proseguire fino al mare. Ma mi accorgo di aver dimenticato la mia nuovissima cartina stradale per motociclisti. Fermo un motociclista che mi dimostra cos’è la solidarietà su due ruote fornendomi informazioni dettagliate su come raggiungere Aqui Terme. Per tutto il viaggio saluto i motociclisti che incontro alzando le dita della mano sinistra. Ognuno saluta a suo modo: il pilota di una grossa Harley mi gratifica con un saluto esplicito, quelli delle moto carenate facendo scivolare il braccio lungo il fianco sinistro; qualcuno alzando due dita.
Affronto il passo del Sassello; spariscono i guard rail, la strada si fa divertente e a curve mai troppo strette. Viaggio fra i tre ed i quattromila giri, il rumore è bellissimo, tum tum vroom vroom, un rombo pieno che mi riempie lo stomaco. Beh, lo stomaco... sono passate le tre, non ho ancora mangiato niente e le curve improvvisamente cominciano a confondersi nei miei occhi. Mi fermo ad un bar, mangio un panino ed una coca praticamente seduto di fronte alla mia moto, in estasi. Quando riparto, soddisfatto, sento una punta di gioia nel cuore: non sto facendo proprio quello che volevo? La Breva è facilissima da guidare e mi perdona tutto: curve prese un po’ troppo veloci, curve prese a regime troppo basso, traiettorie modificate, frenate brusche, persino qualche scodinzolata in scalata.
In meno di un’ora sono a Savona e mi ritrovo sull’Aurelia. Bella ma lentissima, qualche tornante sul mare e subito un paese e la fila ai semafori. Gli scooter mi insegnano come si fa: le moto non stanno in coda, ma ad ogni semaforo raggiungono la testa. I colori del tramonto sul mare attenuano un po’ la stanchezza che si fa sentire. Eccoci infine ad Alassio, ed ecco Lalla e Carolina. Ciao, il papà è un motociclista!
Due giorni di riposo assoluto in spiaggia, approfittando di un clima più che clemente, e “finalmente” è il momento del viaggio di ritorno. Ho deciso di percorrere la Val Trebbia, per evitarmi la lunga e noiosa tappa da Aqui Terme. Per non invecchiare sull’Aurelia prendo l’autostrada almeno fino a Savona. Bruttissimo affrontare gallerie e viadotti a 110 all’ora su una Breva in rodaggio, superato da ogni auto e con qualche camper da superare a mia volta. Non sento il rumore del motore e il vento mi spinge le spalle. A Varazze non ce la faccio più ed esco. Dopo tutto il lungo mare è piacevole e c’è un gran sole. Il cartello Genova, accompagnato da un profumo di bomboloni fritti, mi mette di buon umore. E ce ne vuole parecchio buon umore per non perderlo nel traffico caotico di Genova. Ogni semaforo sembra una partenza di motoGP. Ci sono moltissimi mezzi a due ruote che mi insegnano che le corsie preferenziali dei mezzi pubblici sono preferenziali anche per moto e motorini, almeno così spero perché li imito da subito. Anche se è una 750, la Breva è agile come un motorino. Mare, “matitone”, acquario, porto vecchio, mille semafori e mille autobus, ed arrivo all’imbocco della statale 45, la Val Trebbia! Comincio a respirare un’aria diversa. Per strada ci sono solo io. Un’aria frizzante, un cielo terso, paesini radi e curve sempre più belle. Dopo Torriglia la valle diventa bellissima. Nonostante la mia andatura decisamente turistica arrivo in un attimo a Due Ponti, a quel romantico alberghetto dove avevo portato Lalla da fidanzati. Cerco di tenere i 4000 giri, cambiando il meno possibile. Mi è stato detto di non superare i 5000 in rodaggio. Il motore mi aiuta molto, con un freno motore potente. Mi accorgo di avere fame, sono vicino alla famosa pizzeria di Boschi di Rovegno dove fanno la focaccia alla Recco. Non c’è nessuno, sarebbe chiusa ma non mi negano una bistecca. Riparto soddisfatto tendendo un’andatura tanto bucolica che mi accorgo di avere alcune auto in coda dietro di me...
Ad Ottone faccio un giro della piazza in moto come un personaggio di Fellini. Divertenti ed impegnativi i tornanti fino a Marsaglia, ad un certo punto mi supera una Harley 883, una moto non nota per la agilità, che al mio confronto è un missile. Dopo Marsaglia la strada diventa sempre più veloce, mi impegno un po’, e dopo San Salvatore le curve aperte e veloci (codice) sono un divertimento. Perino e Travo arrivano alla svelta, e mi porto sulla provinciale per Croara per prolungare il divertimento. Arrivato a Piacenza non sono ancora pronto per il garage e mi attardo dal meccanico di “fiducia”. Ho fatto mezzo rodaggio alla prima uscita, non c’è malaccio.
Se passate per le valli piacentine (o gli appennini parmensi) e vedete una Breva nera con il parabrezza ed un pilota con il casco d’argento, salutatelo. Sono io.

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