Ai tempi dell’Università a Parma, una delle mie mete preferite per una gita fuori porta, a volte anche solo per la durata dell’intervallo di pranzo, era ai Boschi di Carrega. Una collina incuneata fra due strade che nascondeva un bosco fitto come quello della nonna di Cappuccetto, un’area magica e incontaminata ideale per il relax fuori dal mondo.
Poi, per anni me ne dimenticai.
Tempo fa lessi qualche cosa che mi risvegliò quel ricordo, e così, a cavallo della Bonnie Scrambler mi misi alla ricerca di un bosco che mi sembrava appartenere più al mondo dei sogni che alla realtà.
Le indicazioni stradali non mi sono state d’aiuto. C’è una specie di segreto ben custodito riguardo quel posto, che forse è nascosto a bella posta per proteggerlo dalle persone, che ormai ovunque sono diventate folla.
La “collina” è a sud di Parma, in direzione Fornovo (dove inizia l’autocamionale della Cisa), fra i paesi di Collecchio e di Sala Baganza. Un’asola fra la Statale 62 per Fornovo e la Provinciale 58, praticamente invisibile a chi passa.
La zona è infatti diventata Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega, un’oasi per la protezione della natura, ed il turista non mi pare il benvenuto.
Cartelli stradali praticamente non ce ne sono. Da Parma (o dalla via Emilia, all’altezza per esempio di Pontetaro) si imbocca la statale per Collecchio.
Subito dopo Collecchio, all’altezza della frazione industriale di Pontescodogna, una stradina verso sinistra che sembra entrare in una fabbrica in realtà porta un segnale invisibile con la scritta Boschi di Rovegno in marrone.
In caso di difficoltà, è più facile imboccare il parco è da Sala Baganza, tornando verso nord seguendo la strada a partire dalla Rocca del paese.
In un modo o nell’altro ci si trova a percorrere una stradina affascinante fra il verde, che ci conduce nel bosco. Bosco nel quale è proibito tutto. Viaggiare su un mezzo a motore (compresa la moto) nei giorni festivi e al sabato pomeriggio, passeggiare con il cane (anche al guinzaglio), ed ovviamente fare qualsiasi tipo di casino.
Una strada ad anello è addirittura delimitata da una sbarra (per fortuna sempre aperta) che porta nel cuore del parco. Lì è bello trottare a passo d’uomo con la moto che ronfa a basso regime nel sottobosco, oppure parcheggiarla (dove è consentito) e concedersi una passeggiata, o persino un riposino sotto le fronde.
La strada dura poco, ma lascia il segno.
La brevità della meta non vale probabilmente il viaggio, ma se si passa da quelle parti sarebbe un peccato perderla. E poi tutt’attorno c’è la campagna di Parma, fra le più belle dell’Emilia. Oppure la Cisa che ci aspetta a Fornovo.
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