La famiglia Bonneville 2019


Triumph è la più iconica delle case motociclistiche, non solo inglesi ma addirittura mondiali. Prima dell’arrivo della rivoluzione delle moto giapponesi, era la marca più famosa negli USA assieme alla nativa Harley di Milwakee. Triumph erano la moto di Marlon Brando, di Fonzie, di Steve McQueen, Clint Eastwood e Bob Dylan… E di tutte le Triumph la più iconica è la Bonneville, la moto dei rocker, leggendaria negli anni sessanta e l’unico modello della casa a restare in produzione negli anni precedenti la rinascita del marchio nel 1988. Forse perché la Bonnie resta il modello più apprezzato (ed acquistato) dalla clientela, negli ultimi due / tre anni la casa l’ha sottoposta ad una modernizzazione tecnica e ne ha allargato la produzione, con due motorizzazioni principali a far da cuore a ben dieci modelli diversi, con caratteristiche e personalità così varie da andare dallo stradale al fuoristrada, dal classico al custom fino allo sportivo.
Entrambi i motori sono raffreddati ad aria e acqua, e se uno è di 900 cc mentre il grande di 1200 cc, pure vengono declinati con personalità sorprendentemente diverse sui diversi modelli, sfruttando la mappatura elettronica e piccoli sapienti ritocchi meccanici.

Diamond

Il modello più classico della famiglia è rappresentato dalla Bonneville propriamente detta, nelle due versioni T100 e T120. Da come la vedo io, la 100 è ancora l’erede più sincera dell’eterna classica Bonneville, mentre la sorella maggiore veste panni più vintage. Del modello T120 sono disponibili due splendide varianti fuoriserie, la nera Ace Café e la Diamond bianca ed argento, per chi la moto non la tiene in garage ma in camera da letto.
La sella è bassa, la seduta per il passeggero non il massimo del confortevole nei lunghi viaggi (ma comunque almeno lo spazio c’è), mentre l’elettronica conferisce al motore, in entrambe le cilindrate, un carattere persino troppo pacifico. Perché non permettere anche al classic biker di disporre di tutta la cavalleria di cui il bicilindrico è capace?

Thruxton

La variante da street illegal (le corse su strada o meglio sulla tangenziale nord di Londra che hanno dato origine al mito dell’Ace Café), sono la Street Cup (900) e la Thruxton (1200). Scomode al limite dell’inguidabile (specie la seconda) e bellissime (specie sempre la seconda) sono moto da bar per definizione. Ammiratissime, chi le acquista non si aspetta certo di utilizzarle per turismo e forse neanche per sparate stradali.

Speed Twin

La vera variante sportiva è rappresentata dalla Street Twin (900 cc) e dalla nuovissima Speed Twin (1200 cc). Se già la sorellina è agile e divertente, con un carattere vivace che evoca più una Ducati GT che una Bonnie, figuriamoci quanto lo potrà essere la Speed, che monta il potente motore da 97 CV della Thruxton. Se pure il biker in giacca di pelle non acquista una Bonnie per le prestazioni, con le due Twin ci si va molto vicino. La guida è leggermente caricata sui polsi, da moto sportiva, e un passeggero in sella ci sta, anche se gli è richiesto qualche sacrificio, non fosse alto che per la mancanza di un maniglione a cui aggrapparsi. Della Speed Twin è bella anche la colorazione, che porta alla mente la Morini degli anni settanta.

Scrambler 1200

Assolutamente fascinosa la scrambler, la Bonnie con cui Steve McQueen affrontava le corse nel deserto. La 900, battezzata Street Scrambler, è bella (specie nel colore verde militare), confortevole ed abbordabile. La nuova Scrambler 1200 è un oggetto del desiderio, nell’aspetto, nelle colorazioni, nelle prestazioni e nel prezzo. Se in qualche modo costituisce la naturale erede della Scrambler classica, tecnicamente è una vera fuoristrada moderna, con telaio e soprattutto sospensioni in grado di vedersela con le crossover di pari categoria. Con il vantaggio di essere bella come una moto degli anni sessanta. La posizione di guida è confortevole, ma con la sensazione di condurre una moto possente, come una 1200 cc è naturale che sia.
Più ancora che la leggendaria sorella, mi porta alla mente la Yamaha XT 500 degli anni settanta. Per portarsela in garage ci vogliono però almeno 14.500 euro per il modello normale (XC) e 15.500 per la versione più dedicata al fuoristrada (XE). La qualità ha un costo, anche se a questo prezzo difficilmente questa Scrambler diverrà qualcosa di più di una moto di culto.

Speedmaster

Fino a qui fanno otto modelli base, declinati in una moltitudine di special. Restano le due versioni “americane”, cioè la Bobber con la sella monoposto e la Speedmaster con lo spazio per il passeggero. Entrambe 1200 cc, con le pedane avanzate e la seduta da custom, sono gatte da pelare per le Harley di pari categoria, per il biker che considera ciclistica e motore. Vale a dire tenuta di strada e prestazioni.

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