Ci fu un tempo in cui bellezza e design erano determinanti nel mondo dei motori: le automobili degli anni sessanta, per esempio, e le motociclette degli anni settanta. Poi, un po' alla volta, bellezza e personalità sono andate perdute, a favore di modelli concepiti dai bean counters, dai commercialisti delle aziende. La regola era semplice: inseguire cilindrate sempre più alte, potenze sempre più grandi, inseguire i giapponesi e dimenticare l'identità. The bigger, the better.
Se la crisi è servita a qualche cosa, è stato a riesumare la creatività. Dopo aver toccato il fondo, si torna a galla, o almeno così pare. Le moto si fanno nuovamente belle, più a misura d'uomo, più utili, più ricche di personalità. Ed almeno all'EICMA si respira aria di ottimismo, se non di rinascimento.
Del salone del 2016 si può dire che quello che manca non è davvero la scelta. Ci sono moto per qualsiasi esigenza.
C'è per esempio una riscoperta dei giovani, con una corposa proposta di 125 e 250 cc (e 400), dai marchi francesi (Mash, Sirio), tedeschi (Brixton) ed italiani (Mondial, SWM, Verve, Fantic Caballero), fino alle tradizionali KTM (la più sognata dai ragazzi) e BMW (con una 310).
Dal lato opposto della scelta, ci sono le enormi bagger per il mercato americano (ma anche tedesco), come la Moto Guzzi MGX21 e la BMW K1600 B...
In mezzo tutto, dalle sport tourer (affascinante la Ducati SuperSport) alle Enduro Stradali, da sempre le regine del mercato italiano.
Le aziende europee sono di nuovo grandi, basta attraversare gli stand di BMW, Ducati, Triumph, KTM per toccarlo con mano.
BMW è la regina delle aziende, ed il suo stand è un metropoli. Ci sono letteralmente dozzine di modelli, di tutte le tipologie (bicilindrico in linea, boxer, quattro e sei cilindri), cilindrate e utilizzo. Prendi i GS: almeno quattro boxer della linea R, poi il restyling della F800 in attesa del motore tutto nuovo con cui fare concorrenza all'Africa Twin, fino addirittura ad una piccola G 310, per non risparmiare proprio nessun segmento di mercato. E, sorpresa sorpresa, una nuova G/S per la linea classic, quella della NineT. Bella come ai tempi della R80, bianca con la sella rossa, e persino non troppo costosa
Si spazia dalla enorme K1600, con un modello B come Bagger (per il mercato americano, ma che probabilmente sarà apprezzato anche in Germania), passando per la bella F800 GT, per arrivare alla linea NineT, la classica moderna, che conta ormai cinque modelli, fra Pure, Racer, Scrambler, G/S e originale.
Anche in Ducati non si scherza. Il know how italiano potenziato dalle risorse di Audi hanno dato vita ad una macchina da guerra. La Multistrada ha un modello 950, più leggera e con una potenza più umana. A 14.000 € non costa poco, ma le 1200 ormai sono molto più care.
Per il resto qui si va dalle Scrambler (del cui numero ormai si perde il conto - molto bella la nuova fuoristradistica Desert Sted bianca) all'high end della 1200 superleggera, passando per le Monster e l'indovinata SuperSport, un successo annunciato. Ce n'è per tutti i portafogli: da meno di 8000 ai 66.000 €.
Triumph punta sulle Bonneville, che sono proposte in ben sette modelli. La Bonneville tradizionale sia nella versione T120 che in quella nuova T100: entrambe molto simili, cambiano solo potenza e cilindrata. Nella motorizzazione 900 cc è proposta la nuova Twin Scrambler, bella e filante, mentre con il motore grande c'è la nuova Bobber, comoda con le pedane avanzate ed il curioso sedile retrò monoposto. Una proposta coraggiosa; per acquistarla è forse obbligatoria la barba da hipster.
Completano la linea cafè racer grande e piccola (la seconda decisamente più comoda) e infine la Street Twin.
Sotto tono (come da anni) la Moto Guzzi / Piaggio, che si limita ad esibire la MGX21 chiusa in una gabbia di ferro, la Audace nera e rossa che al suo confronto sembra un modello piccolo e leggero, il restyling della V9 che pare sempre di più un'occasione mancata, e una ennesima nuova V7, la III, che è sempre più bella ma sempre un po' piccola. Perché non imitare la Bonnie proponendone anche un modello più grandino resta un mistero... Ad onore del vero bisogna però ammettere che ormai la V7 III è ormai proprio perfetta, con i nuovi scarichi neri e le vernici opache.
KTM cerca di recuperare le vendite perdute, e la rinnovata gamma Adventure, semplificata in due cilindrate, ma raddoppiata in stradale e fuoristrada. Più le varie Duke e SuperDuke.
MV Agusta da un segnale forte di vitalità proponendo uno stand importante, per passare il messaggio che l'azienda è sana e solida.
Forse i più estranei a questo ritorno al design sono proprio i giapponesi. Yamaha è regina delle vendite con una gamma completa costruita attorno ai motori bicilindrico 700 e tricilindrico 900. Promettente il prototipo della Ténéré monocilindrica prossima ventura.
Honda espone la vincente Africa Twin. Si parlava della possibilità di vedere un modello più piccolo, forse monociclindrico, ma si sa che i tempi dell'azienda sono lenti. Presentata invece la nuova Four, la CB1100, nelle due livree EX e sportiva. Bella, ma forse un caso di too little, too late. È stato un errore non spingere la CB quando il mercato non offriva concorrenza.
Una novità molto attesa, incoronata da molti la regina del salone, è l'anticipazione della indiana Royal Enfield Himalayan. Una jeep delle due ruote (anzi, una piccola Land Rover), robusta, minimale, avventurosa e persino bella nella sua linea essenziale. Sarà in vendita anche da noi in primavera, con iniezione elettronica ed l'omologazione Euro 4, ad un prezzo non troppo oltre i 5000 €. E ci sarà da registrare anche la reazione delle piccole giapponesi che potrebbero decidere di competere nello stesso segmento.
Se la crisi è servita a qualche cosa, è stato a riesumare la creatività. Dopo aver toccato il fondo, si torna a galla, o almeno così pare. Le moto si fanno nuovamente belle, più a misura d'uomo, più utili, più ricche di personalità. Ed almeno all'EICMA si respira aria di ottimismo, se non di rinascimento.
Del salone del 2016 si può dire che quello che manca non è davvero la scelta. Ci sono moto per qualsiasi esigenza.
C'è per esempio una riscoperta dei giovani, con una corposa proposta di 125 e 250 cc (e 400), dai marchi francesi (Mash, Sirio), tedeschi (Brixton) ed italiani (Mondial, SWM, Verve, Fantic Caballero), fino alle tradizionali KTM (la più sognata dai ragazzi) e BMW (con una 310).
Dal lato opposto della scelta, ci sono le enormi bagger per il mercato americano (ma anche tedesco), come la Moto Guzzi MGX21 e la BMW K1600 B...
In mezzo tutto, dalle sport tourer (affascinante la Ducati SuperSport) alle Enduro Stradali, da sempre le regine del mercato italiano.
Le aziende europee sono di nuovo grandi, basta attraversare gli stand di BMW, Ducati, Triumph, KTM per toccarlo con mano.
BMW è la regina delle aziende, ed il suo stand è un metropoli. Ci sono letteralmente dozzine di modelli, di tutte le tipologie (bicilindrico in linea, boxer, quattro e sei cilindri), cilindrate e utilizzo. Prendi i GS: almeno quattro boxer della linea R, poi il restyling della F800 in attesa del motore tutto nuovo con cui fare concorrenza all'Africa Twin, fino addirittura ad una piccola G 310, per non risparmiare proprio nessun segmento di mercato. E, sorpresa sorpresa, una nuova G/S per la linea classic, quella della NineT. Bella come ai tempi della R80, bianca con la sella rossa, e persino non troppo costosa
Si spazia dalla enorme K1600, con un modello B come Bagger (per il mercato americano, ma che probabilmente sarà apprezzato anche in Germania), passando per la bella F800 GT, per arrivare alla linea NineT, la classica moderna, che conta ormai cinque modelli, fra Pure, Racer, Scrambler, G/S e originale.
Anche in Ducati non si scherza. Il know how italiano potenziato dalle risorse di Audi hanno dato vita ad una macchina da guerra. La Multistrada ha un modello 950, più leggera e con una potenza più umana. A 14.000 € non costa poco, ma le 1200 ormai sono molto più care.
Per il resto qui si va dalle Scrambler (del cui numero ormai si perde il conto - molto bella la nuova fuoristradistica Desert Sted bianca) all'high end della 1200 superleggera, passando per le Monster e l'indovinata SuperSport, un successo annunciato. Ce n'è per tutti i portafogli: da meno di 8000 ai 66.000 €.
Triumph punta sulle Bonneville, che sono proposte in ben sette modelli. La Bonneville tradizionale sia nella versione T120 che in quella nuova T100: entrambe molto simili, cambiano solo potenza e cilindrata. Nella motorizzazione 900 cc è proposta la nuova Twin Scrambler, bella e filante, mentre con il motore grande c'è la nuova Bobber, comoda con le pedane avanzate ed il curioso sedile retrò monoposto. Una proposta coraggiosa; per acquistarla è forse obbligatoria la barba da hipster.
Completano la linea cafè racer grande e piccola (la seconda decisamente più comoda) e infine la Street Twin.
Sotto tono (come da anni) la Moto Guzzi / Piaggio, che si limita ad esibire la MGX21 chiusa in una gabbia di ferro, la Audace nera e rossa che al suo confronto sembra un modello piccolo e leggero, il restyling della V9 che pare sempre di più un'occasione mancata, e una ennesima nuova V7, la III, che è sempre più bella ma sempre un po' piccola. Perché non imitare la Bonnie proponendone anche un modello più grandino resta un mistero... Ad onore del vero bisogna però ammettere che ormai la V7 III è ormai proprio perfetta, con i nuovi scarichi neri e le vernici opache.
KTM cerca di recuperare le vendite perdute, e la rinnovata gamma Adventure, semplificata in due cilindrate, ma raddoppiata in stradale e fuoristrada. Più le varie Duke e SuperDuke.
MV Agusta da un segnale forte di vitalità proponendo uno stand importante, per passare il messaggio che l'azienda è sana e solida.
Forse i più estranei a questo ritorno al design sono proprio i giapponesi. Yamaha è regina delle vendite con una gamma completa costruita attorno ai motori bicilindrico 700 e tricilindrico 900. Promettente il prototipo della Ténéré monocilindrica prossima ventura.
Honda espone la vincente Africa Twin. Si parlava della possibilità di vedere un modello più piccolo, forse monociclindrico, ma si sa che i tempi dell'azienda sono lenti. Presentata invece la nuova Four, la CB1100, nelle due livree EX e sportiva. Bella, ma forse un caso di too little, too late. È stato un errore non spingere la CB quando il mercato non offriva concorrenza.
Una novità molto attesa, incoronata da molti la regina del salone, è l'anticipazione della indiana Royal Enfield Himalayan. Una jeep delle due ruote (anzi, una piccola Land Rover), robusta, minimale, avventurosa e persino bella nella sua linea essenziale. Sarà in vendita anche da noi in primavera, con iniezione elettronica ed l'omologazione Euro 4, ad un prezzo non troppo oltre i 5000 €. E ci sarà da registrare anche la reazione delle piccole giapponesi che potrebbero decidere di competere nello stesso segmento.
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