Mentre mi avvicino al concessionario BMW presso cui ho
prenotato la prova della nuova R1200 R, confabulo fra me e me sui nuovi
modelli. Dopo aver giapponesizzato la linea della GS, è toccato quest’anno
anche alla roadster classica boxer, complice il riposizionamento “classic bike”
della speciale NineT. Mi domando però se il pubblico non abbia abbondanti
opzioni di scelta decisamente più a buon mercato nel segmento delle nipponiche D.O.C., come ad esempio la Yamaha FZ1, la cui linea ricorda la nuova R, a una frazione del
prezzo. Ma d’altra parte, se il pubblico ha premiato le vendite delle nuove GS,
perché non dovrebbe farlo anche con le nuove R?
A toccarla poi con mano, in un incontro più “ravvicinato”
rispetto al Salone di Milano, molti dei miei dubbi svaniscono. La nuova R non è
poi anni luce distante dalla vecchia R. Un restyling, un’evoluzione più che una
rivoluzione. La barra metallizzata che attraversa la parte superiore del
serbatoio sembra addirittura citare la linea bianca della colorazione Classic,
se non i due colori del serbatoio della NineT. Come pure la NineT è citata
dalle sospensioni dorate upside down della forcella. Il motorone è quello nuovo
a raffreddamento misto della GS.
La moto, altrettanto agile, anzi leggermente di più (ancora una volta la parola chiave è naturale miglioramento), appare invece molto più leggera, tanto che, a prova finita, è una sorpresa scoprire che il peso effettivo è quasi lo stesso.
La chiave d’accensione non si infila più nella serratura, ma funziona per prossimità. Tanto che per capire come si apre il tappo del serbatoio ho dovuto telefonare al concessionario dal benzinaio. Della filosofia elettronica sì / elettronica no, BMW ha ovviamente imboccato con tutta decisione la prima strada.
Appena accesa non si avvertono addirittura
differenze significative. Il motore in basso, a duemila giri, è altrettanto
tranquillo, solo poco poco migliorato rispetto al carattere automobilistico del
boxer ad aria. L’avantreno è molto sensibile rispetto al telelever, nel senso
che si ha una forte percezione della ruota davanti, che con il telelever manca,
ma dal punto di vista pratico le cose in effetti non cambiano perché gli utenti
BMW sono abituati a fidarsi “alla cieca” della sospensione tradizionale. Ad
ogni buon conto io preferisco la nuova sospensione. La moto, altrettanto agile, anzi leggermente di più (ancora una volta la parola chiave è naturale miglioramento), appare invece molto più leggera, tanto che, a prova finita, è una sorpresa scoprire che il peso effettivo è quasi lo stesso.
Dove cambia tutto è all’apertura decisa del gas in modalità
Dynamic, la più vivace delle mappature (l’elettronica la fa da padrona sul
nuovo modello). Una spinta quasi ducatista parte dai 4000 giri e sembra non
volersi fermare più fino al limitatore di giri. Il cambio, dalla corsa
piuttosto lunga, è elettronico, il che significa che si può usare senza tirare
la frizione. Un’opzione non apprezzata da un pilota stagionato come me, che la frizione la tira
in automatico, specie quando è leggera come una piuma come questa.
La potenza non mancava neppure alla vecchia R, ma l’esuberanza
sportiva del nuovo motore sposta in qualche modo la categoria della nuova 1200
R da “Gran Turismo brillante” a “Naked francamente sportiva”. In questo senso
ha un significato il modello carenato, soprannominato RS, che aggiunge una
protezione all’aria, a cui nella nuda si è esposti parecchio.
Impossibile trovare dei difetti al nuovo modello, se non
nella bruttezza della strumentazione elettronica, difficile da leggere e da
interpretare. Nei giorni di schermi monocromatici brillanti come quelli del Kindle
(il lettore di eBook di Amazon), è difficile capire le scelte di BMW.
La moto è comoda, facile, vivace, sportiva, agile e infonde
sicurezza. Ed ha anche un suono più grintoso di quello del vecchio boxer (anche
se non della NineT). Fra tanta sportività, l’unica nota stonata mi pare essere
la scelta dei colori: blu avvocato e grigio scuro notaio. Non manca comunque l’opzione,
sia pure più costosa, del modello soprannominato Sport, con serbatoio bianco e
telaio rosso.
Ho testato la moto in pianura e in collina, nelle Valli Piacentine fra la Val Luretta e la Val Trebbia, sulle curve strette e l’asfalto mal ridotto del percorso Agazzano > Momeliano > Statto, e poi Rivalta.
Forse l’avrei amata di più avendo l’opportunità di provarne la potenza sul Penice, sulla Cisa, o sull’Abetone.
Le mie conclusioni sono del tutto personali, e più filosofiche che tecniche. La R1200 R 2015 si avvicina all’idea di moderna perfezione tecnica. Una moto bella ed intelligente, beninteso ad un prezzo. Ciò nonostante, quando l’ho riportata dal concessionario non ho provato quella sensazione di sottile dispiacere nel doverla restituire. Tanta moto manca forse di quella componente ignorante che ci fa amare le due ruote e ce le fa preferire alle automobili. Non esalta come la NineT, e neppure come la maggior parte delle tante moto che ho cavalcato. E fra le due, sono stato contento di risalire sulla mia vecchia classica R1200 R nera con la striscia bianca. Più fascinosa.
Forse l’avrei amata di più avendo l’opportunità di provarne la potenza sul Penice, sulla Cisa, o sull’Abetone.
Le mie conclusioni sono del tutto personali, e più filosofiche che tecniche. La R1200 R 2015 si avvicina all’idea di moderna perfezione tecnica. Una moto bella ed intelligente, beninteso ad un prezzo. Ciò nonostante, quando l’ho riportata dal concessionario non ho provato quella sensazione di sottile dispiacere nel doverla restituire. Tanta moto manca forse di quella componente ignorante che ci fa amare le due ruote e ce le fa preferire alle automobili. Non esalta come la NineT, e neppure come la maggior parte delle tante moto che ho cavalcato. E fra le due, sono stato contento di risalire sulla mia vecchia classica R1200 R nera con la striscia bianca. Più fascinosa.
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