EICMA 2013: cronaca del salone della moto


La cronaca del Salone della Moto di quest'anno è molto personale, nel senso che non cerco neppure di essere obiettivo. A parte il sempre apprezzato hot dog ho faticato ad entrare nello spirito di questo EICMA 2013 ed anche se le novità erano diverse, nessuna moto è riuscita ad emozionarmi. Mi rendo conto che è il giudizio soggettivo di un classic biker che sta invecchiando - un problema mio non del motociclismo.
Un punta di vista molto soggettivo che non solo ammetto, ma soprattutto premetto alla mia cronaca.


BMW. C'è la nuova naked sportiva a quattro cilindri, la S 1200 R, che è un po' ai limiti della tradizione del marchio. Poi naturalmente la GS 1200 Adventure, che vende come il pane agli italiani, per cui il mio parere non conta, ma in cui non ravviso più nessuno degli elementi di fascino che caratterizzava la GS degli anni ruggenti, la R80 e la R100. C'è la boxer gran turismo, la RT, svecchiata un po' e giapponesizzata nelle linee, come tutta la produzione recente tedesca.


Soprattutto c'è la R nineT, un vero oggetto del desiderio, un compatto gioiello di design motociclistico che poi al netto è una cafe racer per benestanti, il che potrebbe essere una contraddizione per la categoria (le cafe racer erano le moto di serie truccate nell'estetica che usavano quei truzzi dei rocker per le sfide di velocità sulla North Circular Road fra un bar ed il successivo) ma non per BMW. Una moto da bar e non per il turista, comunque. Sarebbe molto bello che il suo bellissimo serbatoio sostituisse in futuro quello della R 1200 R (la roadster stradale classica).


Ducati prende meno l'occhio del solito. La novità è una grossa Monster, la 1200 S, che in realtà è una Streetfighter, anche nel prezzo.

In Triumph non mi pare di aver notato che variazioni di colore sugli stessi modelli, in effetti già tutti indovinati.

In KTM io, che non seguo il fuoristrada, ho notato solo le due nuove Adventure, che hanno in effetti perso la personalità della casa per giapponesizzarsi nella linea. Mi risulta comunque che KTM sia l'azienda europea che vende di più.

Lo stand più misero in assoluto è quello della Moto Guzzi, che presenta solo ormai i due estremi della gamma: il lungo pullman della California, enorme, e la piccola V7, graziosa, in colorazioni nuove meno belle di quelle già viste.
Nel mezzo, il nulla.
Nel corso dell'anno Piaggio non è stata in grado di immaginare neanche un nuovo modello per il bicilindrico più entusiasmante del mercato, un dono del cielo di una personalità superiore a quelli BMW ed Harley, che riescono a sfruttare i loro con ben altra efficienza. Quando viene a mancare la passione...  e pensare che pochi anni fa il modello più ammirato dell'intero salone era stato il prototipo della V12, da li in avanti ignorato dalla nuova proprietà

P.S.: ben inteso, se in Guzzi serve aiuto, ho la immaginazione rutilante di nuovi modelli per l'Aquila...


Harley Davidson si notava soprattutto per le nuove piccoline, le  Street 750 e 500, che non sono piccole, non sono male e soprattutto a buon mercato. Il fanale ispirato alla Street Glide e la gomma che copre la forcella che non mi convincono. In competizione nella scelta con l'immortale 883.


Vicino allo stand Harley c'è quello della Royal Enfield con le sue cafe racer decisamente vintage.


Poi ci sono le giapponesi, che ritornano con una quantità di proposte, ma che non riescono a stimolare miei sensi, ed in questo riconosco che si tratta di un gap generazionale, per cui il mio parere non conta. Kawasaki, Yamaha e Suzuki per me sono disegni manga, che non ero in età di seguire neanche come cartoni animati.


Una nota positiva per la Suzuki V-Strom 1000, a parte il nome classico una moto del tutto nuova. Positivo è il fatto che invece di essere un TIR come la gran parte della concorrenza, è una moto agile dalle dimensioni (e dal peso) a misura d'uomo, apparentemente molto ben fatta e pensata per il turismo a largo raggio.


Nello stand Yamaha mi ha colto l'occhio la bobber, XV950, che pure non è al livello della Harley in molti dettagli (come il visibilissimo filtro in plastica e la brutta marmitta) ma probabilmente si rifà su strada. E la piccola SR400, un monocilindrico vintage a basso prezzo che piace molto al pubblico. Non è detto che in Italia possa trovare un mercato, ma è un buon ritorno alla moto umana.


Honda ha ormai un suo stile molto definito per il decennio in atto, con modelli standardizzati per un pubblico che a cui non importa vedere il motore. Quando arriverà il motore elettrico loro saranno pronti.


L'unica emozione l'ho provata con la 1100 Four, la moto che Honda Italia ha deciso che non vuole vendere, tanto che è impossibile per il possibile acquirente provarla, tanto presso i concessionari che nei giri organizzati. Quella bianca esposta ai lati dello stand è bella, ma molto di più quella preparata da un concessionario secondo lo stile della Four classica. Stonano alcuni dettagli, come le frecce di plastica stampata e la strumentazione grossolana da giocattolo da ipermercato.


MV Agusta rincorre i giapponesi con una Turismo veloce 800 che se fosse verde potrebbe essere una Kawa.


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