Dove si prosegue la storia narrata in "Elogio della Moto Guzzi Stelvio" e si svela il mistero della nuova, forse definitiva (?) moto del blue biker.
Non è stato facile decidere l'acquisto di una BMW Motorrad. Non che la filosofia del bicilindrico boxer tedesco sia tanto distante da quella del V di Mandello, ma anzi proprio perché analoghe le due marche sono in competizione. Come Inter Milan: o tifi l'una, o tifi l'altra, non puoi cambiare casacca. Il mio casco ha una banda tricolore bianca rossa e verde: m sarebbe piaciuto restare su una moto italiana, una Moto Guzzi, una Morini, una Ducati; nomi che sono leggende e che solo a pronunciarli evochi memorie alla Tazio Nuvolari. Ma nessuna di queste tre marche produce più una classic bike, la moto stradale che avrei voluto guidare con il giubbotto di pelle. Guido anche una Bonneville, che è molto divertente, ma per me classic non significa vintage: amo anche la tecnica e la tecnologia e non penso che una moto con la forma di una moto debba per forza essere un ferro degli anni sessanta.
Avessi continuato a cavalcare una enduro stradale probabilmente avrei cambiato la Stelvio con una Ducati Multistrada, anche se in realtà quest'ultima non è affatto portata alle strade bianche.
Ma volevo una moto stradale da rocker. La Breva è troppo mucca (e pure fuori produzione), la Sport 1200 troppo scomoda, la Griso e la Diavel troppo Porsche monoposto, la Morini Rebello troppo sportiva. Da anni sapevo che la classica perfetta è la BMW R1200 R: mi piaceva il modello bianco, ma quando ho visto quello nero con la striscia bianca sul serbatoio e sul parafango (per tacere della molla bianca della sospensione) sapevo che un giorno sarebbe stata mia.
Non che il passaggio del testimone sia stato del tutto a favore della tedesca, anzi. Le Moto Guzzi a Mandello vengono assemblate con pezzi di prima qualità. Per esempio il tachimetro digitale della Stelvio è meglio fatto e più leggibile di quello tedesco, che oltre tutto si inserisce fra un contachilometri ed un contagiri dallo sfondo nero anziché un più sportivo bianco (quando però di sera si illuminano di rosso in tradizione BMW capisci il perché). Anche i poderosi freni Brembo della Guzzi si fanno rimpiangere: non avevo l'abs, ma erano così modulabili da non lasciarne sentire la mancanza. Invece sulla tedeschina mi capita di sentire l'inserimento del controllo di frenata della ruota posteriore, che forse viceversa si bloccherebbe. Le sospensioni si regolano con un pulsante del manubrio ed il telelever non è affatto male, ma non surclassano le Marzocchi italiane.
Quello che veramente non sopporto della BMW sono i blocchetti delle frecce; uno e destra ed uno a sinistra, a quello ci si abituerebbe. Quello che è troppo scomodo è il terzo pulsante per disinserire le frecce, posto a destra sopra il primo. Quando dopo una curva si gira la manopola del gas, il pollice assume una posizione quasi dolorosa per raggiungere il pulsante di disinserimento, ed a volte nel farlo capita persino di chiudere inavvertitamente il gas, cosa non gradevole se sei ancora in piega.
A parte questo, non posso fare a meno di ammettere che sì, la R1200 R è la moto perfetta. È agile come un gattino, ed in città si guida come se fosse uno scooter. Fra l'altro è molto leggera: mi è capitato in un parcheggio di sollevarne una senza aiuto (no, non la mia, una che era stata fatta cadere). Con la Guzzi non ce l'avrei fatta neanche con la forza della disperazione. Però quando prendi il largo è una moto da viaggio, da gran turismo, da corsa quasi. Tutte in una. Manca solo il fuoristrada, ma solo per via delle coperture. Il motore è splendido: non elastico come il V di Mandello (che per scommessa ci potresti fare tutta la Val Trebbia senza cambiare una volta marcia), ma potente e progressivo e sempre pronto che sembra elettrico. Certo rispetto ad un Ducati o un Guzzi (o MV o Bonnie) manca il rombo: da fermo frulla piacevolmente, quando prendi velocità non lo senti più, che quando apri il gas ti fa impressione sentirti spingere in avanti in silenzio invece che con la colonna sonora di ruggito. Bisognerà fare qualche cosa con la marmitta, che fra l'altro non è il dettaglio più bello della moto.
Marmitta a parte la R1200 R Classic nera con la striscia bianca è davvero bella, sembra un pezzo d'architettura, un pezzo d'arte, sembra disegnata da Andy Warhol. I dettagli esaltano. Per esempio le borse, che non hanno bisogno delle manovre da flipper per aprirsi e chiudersi ma sono praticamente automobilistiche nella loro precisione. O dettagli come la borsa morbida estraibile dentro la valigia rigida... Il bauletto posteriore porta un casco solo, quello della Stelvio due affiancati. La mia Stelvio aveva un cassetto nel serbatoio che ci potevi mettere i guanti, un telecomando, lo scontrino dell'autostrada. Era molto comodo, ma poi nel modello successivo l'hanno tolto per fare spazio alla benzina. Sulla R non c'è nulla del genere. Sto cercando una borsa da serbatoio magnetica, per i viaggi, vediamo se la trovo.
Insomma, io e la R ci stiamo annusando, prendiamo confidenza, intanto la uso tutti i giorni al posto dell'auto, alla prima occasione la vedrò all'opera in un viaggio vero e sui tornanti alpini. Ma non ho dubbi su come andrà: questo modello ha vinto regolarmente ogni anno l'Alpenmaster, la prova comparata dei giornalisti motociclistici europei.
Non è stato facile decidere l'acquisto di una BMW Motorrad. Non che la filosofia del bicilindrico boxer tedesco sia tanto distante da quella del V di Mandello, ma anzi proprio perché analoghe le due marche sono in competizione. Come Inter Milan: o tifi l'una, o tifi l'altra, non puoi cambiare casacca. Il mio casco ha una banda tricolore bianca rossa e verde: m sarebbe piaciuto restare su una moto italiana, una Moto Guzzi, una Morini, una Ducati; nomi che sono leggende e che solo a pronunciarli evochi memorie alla Tazio Nuvolari. Ma nessuna di queste tre marche produce più una classic bike, la moto stradale che avrei voluto guidare con il giubbotto di pelle. Guido anche una Bonneville, che è molto divertente, ma per me classic non significa vintage: amo anche la tecnica e la tecnologia e non penso che una moto con la forma di una moto debba per forza essere un ferro degli anni sessanta.
Avessi continuato a cavalcare una enduro stradale probabilmente avrei cambiato la Stelvio con una Ducati Multistrada, anche se in realtà quest'ultima non è affatto portata alle strade bianche.
Ma volevo una moto stradale da rocker. La Breva è troppo mucca (e pure fuori produzione), la Sport 1200 troppo scomoda, la Griso e la Diavel troppo Porsche monoposto, la Morini Rebello troppo sportiva. Da anni sapevo che la classica perfetta è la BMW R1200 R: mi piaceva il modello bianco, ma quando ho visto quello nero con la striscia bianca sul serbatoio e sul parafango (per tacere della molla bianca della sospensione) sapevo che un giorno sarebbe stata mia.
Non che il passaggio del testimone sia stato del tutto a favore della tedesca, anzi. Le Moto Guzzi a Mandello vengono assemblate con pezzi di prima qualità. Per esempio il tachimetro digitale della Stelvio è meglio fatto e più leggibile di quello tedesco, che oltre tutto si inserisce fra un contachilometri ed un contagiri dallo sfondo nero anziché un più sportivo bianco (quando però di sera si illuminano di rosso in tradizione BMW capisci il perché). Anche i poderosi freni Brembo della Guzzi si fanno rimpiangere: non avevo l'abs, ma erano così modulabili da non lasciarne sentire la mancanza. Invece sulla tedeschina mi capita di sentire l'inserimento del controllo di frenata della ruota posteriore, che forse viceversa si bloccherebbe. Le sospensioni si regolano con un pulsante del manubrio ed il telelever non è affatto male, ma non surclassano le Marzocchi italiane.
Quello che veramente non sopporto della BMW sono i blocchetti delle frecce; uno e destra ed uno a sinistra, a quello ci si abituerebbe. Quello che è troppo scomodo è il terzo pulsante per disinserire le frecce, posto a destra sopra il primo. Quando dopo una curva si gira la manopola del gas, il pollice assume una posizione quasi dolorosa per raggiungere il pulsante di disinserimento, ed a volte nel farlo capita persino di chiudere inavvertitamente il gas, cosa non gradevole se sei ancora in piega.
A parte questo, non posso fare a meno di ammettere che sì, la R1200 R è la moto perfetta. È agile come un gattino, ed in città si guida come se fosse uno scooter. Fra l'altro è molto leggera: mi è capitato in un parcheggio di sollevarne una senza aiuto (no, non la mia, una che era stata fatta cadere). Con la Guzzi non ce l'avrei fatta neanche con la forza della disperazione. Però quando prendi il largo è una moto da viaggio, da gran turismo, da corsa quasi. Tutte in una. Manca solo il fuoristrada, ma solo per via delle coperture. Il motore è splendido: non elastico come il V di Mandello (che per scommessa ci potresti fare tutta la Val Trebbia senza cambiare una volta marcia), ma potente e progressivo e sempre pronto che sembra elettrico. Certo rispetto ad un Ducati o un Guzzi (o MV o Bonnie) manca il rombo: da fermo frulla piacevolmente, quando prendi velocità non lo senti più, che quando apri il gas ti fa impressione sentirti spingere in avanti in silenzio invece che con la colonna sonora di ruggito. Bisognerà fare qualche cosa con la marmitta, che fra l'altro non è il dettaglio più bello della moto.
Marmitta a parte la R1200 R Classic nera con la striscia bianca è davvero bella, sembra un pezzo d'architettura, un pezzo d'arte, sembra disegnata da Andy Warhol. I dettagli esaltano. Per esempio le borse, che non hanno bisogno delle manovre da flipper per aprirsi e chiudersi ma sono praticamente automobilistiche nella loro precisione. O dettagli come la borsa morbida estraibile dentro la valigia rigida... Il bauletto posteriore porta un casco solo, quello della Stelvio due affiancati. La mia Stelvio aveva un cassetto nel serbatoio che ci potevi mettere i guanti, un telecomando, lo scontrino dell'autostrada. Era molto comodo, ma poi nel modello successivo l'hanno tolto per fare spazio alla benzina. Sulla R non c'è nulla del genere. Sto cercando una borsa da serbatoio magnetica, per i viaggi, vediamo se la trovo.
Insomma, io e la R ci stiamo annusando, prendiamo confidenza, intanto la uso tutti i giorni al posto dell'auto, alla prima occasione la vedrò all'opera in un viaggio vero e sui tornanti alpini. Ma non ho dubbi su come andrà: questo modello ha vinto regolarmente ogni anno l'Alpenmaster, la prova comparata dei giornalisti motociclistici europei.
Commenti
mi pare un'ottima scelta. che poi sia o meno da rocker, ai posteri l'ardua sentenza...
ai comandi delle frecce ci si abitua benissimo, non sembrerà possibile averli diversi.
una piccola attenzione: la borsa magnetica, comoda ma può dare problemi. nei lunghi viaggi (nei brevi non si usa) la polvere inevitabile che si infila tra borsa e serbatoio attua un'azione abrasivante sul secondo...
mi è successo sul 1150 gs. poca cosa, ma lo hai sempre sotto gli occhi e disturba...
buona strada!!