Approfitto della prima giornata fresca dopo un Agosto tanto caldo per riprendere l'itinerario lasciato a metà che avevo narrato nel post: "Verso il Faiallo con un commercialista".
Questa volta il commercialista non c'è, vado da solo per poter modulare esattamente il tragitto secondo il mio estro del momento. Il punto d'accesso ideale a questo itinerario è Ovada, cittadina ligure il cui nome è familiare per essere un casello della autostrada A26, Voltri Gravellona Toce. Infatti per non perdere tempo in trasferimenti mi porto, eccezionalmente, sul luogo proprio via autostrada. L'aria è fresca, 19 gradi, il cielo limpido, la giornata sembra perfetta. Il traffico autostradale prosegue verso Genova offrendomi un sottile piacere in più uscendo dal casello.
Da Ovada, rabboccato il serbatoio, mi dirigo in direzione Aqui Terme, sia pure per pochi chilometri. Bisogna tenere gli occhi aperti per non mancare il cartello "Parco Naturale" sulla sinistra, per lasciare la statale e infilarsi sulle stradine montane che conducono al Parco Naturale Regionale del Beigua, un'area naturale di particolare bellezza paesaggistica. Anche se la prima parte dell'itinerario corre lungo una stradina tortuosa dal fondo malmesso che segue il fondovalle di un torrente. È prudente non superare i 30 km/h perché dietro ogni curva possiamo imbatterci in un ciclista, un podista o, non si sa mai, un animale selvaggio. Il modo migliore di godersi il Parco è quello di alzare la visiera del casco, respirare a pieni polmoni e lasciare che il motore ronfi tranquillo. La parte più bella del percorso è quella finale, quando l'asfalto lascia il posto ad un sterrato a picco sulla valle, sia pure con la protezione di un guard rail (di cui farei comunque volentieri a meno) e lo sguardo accarezza gli appennini che si fanno prossimi al mar ligure. Giunti a Tiglieto ci si rende conto di non aver sblagliato strada (il dubbio è in agguato), ed al bivio con la provinciale asfaltata la direzione corretta è quella verso Urbe. La strada sinuosa, con curve aperte sotto i castagni, da fiato al motore e al motociclista fino al bivio per il Passo del Faiallo, sulla sinistra. Le vie per il Faiallo sono diverse, la più bella è quella che da Urbe prende in direzione Acquabona, proseguendo da qui seguendo l'indicazione Faiallo. Giunti al Passo (nella bella stagione, per non trovare neve: siamo a 1044 metri sul livello del mare!) non si coglie immediatamente la sua bellezza. Bisogna intraprendere la discesa per un paio di chilometri per rimanere senza fiato: ai nostri occhi si offre il globo terraqueo, con l'esteso mar di Liguria che nelle giornate terse si riesce a seguire con lo sguardo fino alle coste della Corsica. Ed in basso, a volo d'uccello, si ha una visione straordinaria dell'intera Genova, da ponente a levante, che da qui sembra addirittura un piccola città in una conca di fronte al mare. Lo spettacolo ci accompagna per gran parte della discesa, tanto che è opportuno fermarci per goderne appieno e proseguire poi senza staccare lo sguardo dalla strada, che è piuttosto tortuosa.
Quando giungo io a Genova, all'ora di pranzo, i turisti che approfittano della splendida giornata sono tanti, per cui decido di evitare di entrare in città e prendo la via Aurelia a ponente, in direzione Savona.
Arenzano, Varazze, Albissola Marina. Mi fermo per una straordinaria focaccia genovese (di cui non si trova uguale in nessuna parte del mondo) e appena entrato a Savona riprendo la via della montagna seguendo l'indicazione Passo del Sassello. Non mi sarebbe dispiaciuto togliermi gli stivali e appisolarmi un po' sulla spiaggia, ma la bolgia dei turisti non mi attira.
A Sassello riprendo di nuovo la provinciale per Urbe, chiudendo il cerchio con il bivio per il Faiallo. Questa volta rimango invece sulla strada principale, piacevolissima da guidare, fino ad incrociare a Rossiglione la statale del Passo del Turchino. Prendendo a sinistra si torna rapidamente a Ovada, completando un circuito di una notevole bellezza.
Post scriptum. Avrei dovuto accontentarmi di questo itinerario perfetto, invece come spesso succede la moto non mi basta mai, e decido di proseguire per la dolce strada che incrociando Gavi arriva ad Arquata Scrivia. La A7 mi offre di nuovo la possibilità di mettere fine ad una bella giornata, invece mi ostino a imboccare la Val Borbera (da Arquata si segue per il casello autostradale, ed invece di entrare in autostrada si prosegue sulla strada normale). Prendo la Val Borbera per il verso sbagliato (ogni strada ha un suo verso migliore, e quello della Val Borbera è in direzione opposta) con la convinzione che proseguendo verso levante arriverò presto o tardi in Val Trebbia. Incappo in interminabili curve senza uno straccio di indicazione stradale, e non molto prima del tramonto arrivo a Capannette di Pei in Val Boreca, a 1400 metri sul livello del mare. Mi aspettano ancora il Passo del Brallo, il Passo del Penice e infine la Val Trebbia nel buio della sera. Totale 508 km.
Commenti
e neanche troppo lontano da casa... dopo il rdaggio delle mie doti di guida la liguria mi toccherà: una delle prime mète da fare. e questo giretto qui mi sa tanto che va a finire tra gli "special"!
grazie
ciao
a tiglieto merita una visita la badia omonima, da sassello si guida bene sino ad acqui terme e da qui il ridente monferrato sino ad ovada...
di genova ti ho già detto...