BMW Roadster: ansia da prestazione


Siamo a metà del mese di Aprile, ma sul Passo Penice, in Valtrebbia, manca poco che nevichi. Un bel pezzo di cima è immerso nelle nuvole e il clima è freddo. Ma nelle nuvole si nascondono le moto BMW; ad occhio e croce ci sono tutti i modelli.
BMW è la regina del mercato. Controcorrente, produce moto sempre più grosse, potenti e costose, ma invece di soffrirne ne vende sempre di più. Qual è il suo segreto? La qualità costruttiva? L’immagine? I modelli? Non lo so, certo è che la casa dell’elica è un riferimento per tutti.
Spesso rimpiango la R1200 R che ho posseduto in passato, e quello a cui aspiro è probabilmente trovarne di nuovo una adatta a me, alla mia quotidianità e anche ai miei viaggi.


Sotto qualche goccia di pioggia, salgo sulla NineT presente in batteria (credo sia una variante della Pure - che sta per pura, non purea - che forse è il modello più autentico della linea heritage). La NineT che guido ha un bel serbatoio di un’inedita colorazione bianco nera, i soffietti alle sospensioni, un becco con tanto di parafango alto mutuato alla GS, e qualche filettatura color oro sui cilindri, di dubbio gusto un po’ teutonico. Le dimensioni sono estremamente compatte, ma la posizione di guida è classica e comoda. Se esiste un’idea platonica della motocicletta, la NineT ci si avvicina molto. Ad eccezione che nella sella, che è praticamente monoposto, e nella mancanza di spazio per le valige. Anche BMW evidentemente sposa il cliché che il classic biker sia un onanista e un solitario, e che il raggio dei suoi spostamenti non oltrepassi il bar. È un peccato che non sia presa sul serio come moto a 360°, perché la piccola NineT è molto divertente guidare. Lungo i tornanti, il motore spinge con la potenza giusta, ed un bellissimo suono dalla marmitta mi accompagna ogni volta che do gas. Non c’è bisogno di tanta elettronica, perché la potenza è giusta, quella che serve (anche) per correre ma non di più di quella gestibile. C’è molta coppia, tanto che nei tornanti in salita volendo tenere un ritmo morbido e rilassato si potrebbe lasciare inserite la terza marcia. La strumentazione è troppo spartana (un contagiri ci starebbe bene), nulla più del necessario.


La naked per chi viaggia vuole essere la R1200 R, anche se sicuramente la casa madre si sentirebbe di consigliare le carenate RT. Ma da come la vedo io, è la naked la moto vera, il giusto compromesso fra piacere di guida e confort.
La R MY 2019 monta il nuovo motore raffreddato ad acqua da 1250 cc. Appena ci sali in sella, l’impressione anche per la R è di compattezza, ma lo spazio per il passeggero qui c’è, e la sella è decisamente comoda: il pilota può appoggiarsi all’accenno di schienale che la divide in due, ed il passeggero è seduto abbastanza in alto da poter guardare la strada di fronte a sé. Le eventuali valige ed il bauletto gli forniscono il confort ed il senso di sicurezza per affrontare il viaggio.
Le gambe del pilota sono rannicchiate, ma la posizione non è scomoda, solo un po’ più sportiva dell’abituale.
La ciclistica della nuova R è eccezionale: la moto appare leggerissima sempre, anche da ferma. Una volta in movimento si lascia guidare con il solo pensiero: non c’è da piegarla, da rialzarla, da impostare la traiettoria. Fa tutto da sola, adattandosi al corpo di chi guida. Perfetti anche i freni, potenti ma molto modulabili, infondono un senso di sicurezza. Il motore, con un tripudio di cavalli, è eccessivo nella potenza, ma uniforme nell’erogazione, e con una gran coppia, merito dell’ormai famosa fasatura variabile.
Certo, con i suoi 136 CV, le gambe rannicchiate e le dimensioni compatte, più che votata al turismo la nuova R si è trasformata in una moto sportiva.
La accompagno lungo i tornanti nel riding mode “road”. Non c’è bisogno di settare “rain”, ed il dynamic forse non è adatto a queste curve. Molto leggibile, se non bella, la strumentazione. Ho nostalgia però dei quadranti.


Dei due modelli, la NineT affascina di più. Le R del passato erano più belle di quella di oggi (esteticamente non è cambiata dal 2017). Persino le colorazioni della MY 2019 non aiutano: nero lucido, verde tedesco, tricolore BMW e addirittura marrone (secondo il listino si chiama bronzo), anche se per fortuna è più scuro di quanto appaia nelle foto pubblicitarie.
Quando la restituisco, non me ne sono innamorato, non quanto lo fossi della Black Edition del 2018. Qualche cosa mi fa pensare che vedremo presto un nuovo design, e la mia speranza è che questa volta si ispiri di più alle NineT che alle giapponesi.

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