Ducati Scrambler


Premessa: questo post non può essere obiettivo. Perché la Ducati Scrambler è stata un’icona della mia adolescenza. Quanto l’ho ammirata e quanto ho invidiato i diciottenni che ne guidavano una, e magari (per sovrapprezzo) aspettavano fuori dal liceo le più graziose delle nostre compagne di scuola. Insomma, per me vedere la nuova, moderna, attuale Ducati Scrambler è un’epifania. Sarebbe come se rifacessero anche la Zundapp 125 GS. Detto questo, la nuova Ducati Scrambler gialla è bellissima anche per chi per ragioni anagrafiche non l’aveva mai vista, ed anche se il suo design riporta ai magici anni del beat - Beatles, Swinging London, Sgt.Pepper - tutte le persone a cui l’ho mostrata la trovano bellissima, comprese, ancora una volta, le ragazze.
Secondo motivo: ho sempre desiderato di possedere una Ducati, ma non ho mai trovato il mio modello.
Con la Scrambler è stato amore a prima vista. L’unica perplessità che avevo prima di provarla erano le dimensioni. Come molte altre moto classiche / vintage dei nostri giorni, la Scrambler è di dimensioni ridotte, almeno nei confronti dei trattori in cui si sono trasformate le moto di oggi, specie quella categoria di SUV che chiamiamo enduro stradali. La seduta è invece praticamente perfetta: una moto non alta, non pesante (anzi, decisamente leggera), dal passo corto, ma comoda, almeno sul breve. E bella: l’ho già detto, bella?
La inforco, la metto in moto e parto. È un torello, rischio l’impennata. Il motore scalpita, ruggisce, scarica a terra immediatamente tutta la potenza con una prontezza da motore elettrico. Come tutte le moto corte la Scrambler è molto agile, il che assieme alla prontezza dell’erogazione mi suggerisce una certa prudenza nell’aprire il gas nel traffico cittadino. Nelle rotonde, per usare un’espressione colorita, la Scrambler curva attorno ad una moneta; mano a mano che prendo confidenza e aumento velocità e piega, mi rendo conto che guidarla è divertente come un gioco del luna park.
La seconda cosa di cui mi accorgo è che i freni non inchiodano. Potremmo definirli molto progressivi: per fermarsi bisogna strizzarli.
Non ho troppo tempo a disposizione, per cui esco dalla città in cerca almeno delle prime curve della valli piacentine, la Val Trebbia e la Val Luretta. Gli specchietti retrovisori della mia moto, una Icon (il modello base, essenziale e più giovanile), sono mal regolati, ma non riesco a spostarli, forse perché sono stati eccessivamente serrati dal concessionario. Faccio fatica a leggere il contachilometri, unico, tondo e digitale. Cioè, leggo bene la velocità, tutto il resto rimane misterioso, compresi i giri del motore. Però mi rendo conto che è accesa una spia blu, ma non riesco a trovare in nessun modo l’interruttore degli abbaglianti. Un limite mio, di certo; meno male, comunque, che è una mattinata assolata.
Le sei marce sono cortissime, complice anche la potenza scaricata tutta già ai bassi regimi, e praticamente non servono: mi trovo sempre in basso o sempre in alto, mai in mezzo. Guidando in rettilineo ci si rende conto che la Scrambler è concepita per la ripresa e l’accelerazione, non per la velocità. A cento, centodieci chilometri all’ora si raggiunge la velocità di crociera. Di più il motore sale ancora volentieri, ma il confort cala decisamente. A 130 sembra di volare.
Mentre vale la pena di ricordare, naturalmente, che la velocità massima concessa dal codice della strada è di 90 km/h, è evidente come la Scrambler non nasce per il turismo a lungo raggio. Si può fare, ma non è il massimo della comodità, a meno di non essere abbastanza giovani, il che è il target per cui la Scrambler è pensata. A diciott’anni guidai senza alcuna fatica una Zundapp 175 per tutta la Val Trebbia e l’Aurelia da Piacenza a San Remo. Basta volerlo.

Quando arrivo alle curve, mi sto davvero divertendo molto con il mio leoncino giallo. La scrambler è agile e leggera, si piega come una bicicletta, e l’apertura del gas è rabbiosa. A differenza di quello che ho letto, il sound non è niente male, anzi è uno spasso. Ma in effetti io sono abituato al frullare del boxer BMW.
La sensazione di sicurezza è tanta, ci si sente di portarla ovunque questa Scrambler. Sarei tentato di provarla su uno sterrato, ma sto provando il modello lustro e immacolato di un concessionario (Osellini moto) e mi dispiacerebbe impolverarla o infangarla. Come primo assaggio posso accontentarmi, un’idea me la sono fatta, e mi accingo ad un brillante rientro in città.

Il mio riassunto è questo: bella, molto divertente, vivace (in effetti fin troppo, per un eventuale principiante: c’è di che stare attenti), una moto tanto intelligente quanto ignorante. Effetti collaterali: immagino il muoversi con un passeggero (anche se lo spazio sulla sella è tanto), i viaggi lunghi, i bagagli. Ma insomma, volete una moto o volete un camper?



Il confronto con le altre classic / vintage è presto fatto. La Scrambler se la gioca alla pari con la BMW NineT, a metà del suo prezzo. Certo, la BMW è più potente, ma a chi serve? Cui prodest?
La Triumph Bonneville, nella colorazione giusta è altrettanto bella, è più lunga, ma è una moto dal carattere completamente diverso. Più tranquilla e paciosa, è una moto da guidare con tranquillità.
A metà strada fra le due la Moto Guzzi V7 II, che fra l’altro presenta quest’anno proprio una bella colorazione gialla per il modello Stone, quello essenziale. Ma la ciclistica della V7 non è paragonabile a quella della Ducati. Perché poi in Piaggio si ostinino a non usare quella perfetta della Breva 850, è un mistero per me. Un concessionario di Parigi ha realizzato in proprio un restyling in formato V7 della Bellagio 940; perché non lo faccia Guzzi, io proprio non saprei.
Della Guzzi e dalla Triumph un bel concorrente sarebbe la Honda CB 1100 Four, che però è completamente ignorata dall’importatore italiano, al punto che non è neppure possibile provarla.
Infine un potenziale concorrente di categoria (non della scrambler, però) è l’Harley Davidson Street 750, che appena uscita sembrava bruttina, ma nella colorazione giusta ha un suo fascino. Certo, non si parla si sportività, e comunque anche questa non l’ho ancora provata.

Il mio voto di categoria è questo:

BMW NineT : 9/10 (se non si tiene conto del prezzo)
Ducati Scrambler : 8/10 (indole sportiva)
Triumph Bonneville : 8/10 (indole romantica)
Moto Guzzi V7 : 7/10 (trapiantiamola sulla meccanica e motore della 850!)
Honda CB 1100 Four : n.c. (non la fanno provare)
Harley Davidson Street 750 : n.c. (non l’ho ancora provata)

La Ducati Scrambler la comprerei? Sì.
La comprerò? Non lo so, difficile rinunciare alla comodità della BMW R1100 R Classic, anche se il motore Ducati è tutt’altro divertimento... ma se avessi venti o trent’anni, non avrei dubbi.

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