Route des Grandes Alpes


Le Alpi francesi corrono dal sud al nord dal mare (la Costa Azzurra) al Lago di Losanna (in comproprietà con la Svizzera - il lago di Montreux). Dividono per la maggior parte del loro percorso la Francia dall’Italia e all’estremo nord dalla Svizzera. Probabilmente più morbide della controparte italiana, sono attraversate da una o più strade che consente di percorrerle in senso longitudinale, da Mentone al Monte Bianco (o al citato lago), che per quanto mi riguarda è semplicemente il più bello dei tragitti motociclistici possibili: la Route des Grandes Alpes, la Strada delle Grandi Alpi. Come di tradizione dei nostri più civilizzati cugini, le strade sono in perfette condizioni e molto ben organizzate (per segnaletica e ricezione turistica), ma al tempo stesso sono più selvagge ed incontaminate delle nostre (trasformate per lo più in stazioni sciistiche da raggiungere il più rapidamente possibile dalla città).
Non è stato infatti stato permesso al turismo di massa di farne scempio con autostrade e tangenziali (come ad esempio sulle località alpine piemontesi); viceversa al viaggiatore viene offerto il panorama unico della montagna nella sua verginità. Di passo in passo, con valichi di regola sopra i duemila metri, ed in due occasioni superiori ai duemilasettecento, il viaggiatore, il ciclista, il motociclista è portato in un mondo incontaminato fatto di boschi, prati, muschi, rocce, marmotte ma anche mucche e cavalli, che a volte condividono con le due e quattro ruote la carreggiata della strada. Spesso le strade non hanno guardrail di acciaio a ferire come una cicatrice il disegno della montagna, ma sono semplicemente tracciate fra il muro di roccia ed il burrone in modo inquietante.
Percorrere l’intero percorso in un solo tour non è il caso, perché la stanchezza porta inevitabilmente
La cosa migliore è sconfinare dall’Italia attraverso uno dei numerosi valichi transalpini; non sono le strade fra l’Italia e la Francia a fare difetto. I valichi più belli sono a mio parere il Colle dell’Agnello (2748 metri) oppure il Col di Tenda; attenzione, non il tunnel del Col di Tenda, ma il passo, più in alto, a patto di avere una moto con qualche vocazione enduristica, perché la strada è ancora in parte sterrata, e un pizzico di coraggio, perché i tornanti non hanno protezioni di sorta. Non che è guard rail proteggano in qualche modo il motociclista, anzi, sono una potenziale ghigliottina sempre in agguato. Ma dal punto di vista psicologica non avere nessuna protezione fra sé ed il burrone può essere abbastanza… inquietante.
Raggiunto il versante cisalpino delle Alpi e la relativa Route (sempre molto bel segnalata; anzi, ogni ufficio del turismo, aperto fino alle 19:30, ve ne fornirà gratuitamente di una cartina) non c’è che da scegliere se vogliano dirigerci verso il mare o verso la Val d’Aosta.
Provo a cimentarmi nella descrizione dei passi che incontreremmo percorrendo la Route dal sud al nord.



Col de Turini (1607 m)
Partendo da Mentone è la prima montagna significativa che si incontra. Da notare che in francese le montagne si chiamano colli anche quando oltrepassano i tremila metri. Qui siamo in piena mitologia del Rally di Montecarlo, di cui il Col de Turini costituisce una delle prove speciali più note (e difficili). Il effetti il valico non è molto alto, solo 1607 metri, ma l’impressione più che di percorrere una strada è quella di arrampicarsi su una roccia, tanto aspri e ravvicinati sono i suoi tornanti, scavati veramente nell’anima della montagna. La prima volta che l’ho affrontato l’ho descritto così: “È una durissima arrampicata per tornanti e contro-tornanti in alcuni punti della quale si ha quasi l’impressione di arrampicare la roccia stessa con la moto, mentre si è impegnati a sorpassare le poche auto e ad evitare quelle assettate da rally che scendono rombando per imitare i propri idoli. Fortunatamente a 1600 metri slm arriviamo al passo, che è ben fornito di ristoranti”. Al passo ogni vetrata è una collezione di adesivi storici del Rally, quando correvano le Lancia Fulvia HP o le Stratos.




Col de Couillole (1678 m)
“una strada talmente selvaggia che ci sentiamo improvvisamente fuori dai confort del mondo civile. Una strada tanto stretta e ricca di orridi e di tunnel quanto di entusiasmante bellezza. Non ci sono guard rail a deturpare il paesaggio ma quei piccoli muretti ai bordi della strada non danno un senso di sicurezza, specie quando si incrocia un altro veicolo, magari un camper o un camion di operai della strada… Ci prendiamo un meritato riposo quasi in vetta nel minuscolo paesino di Roubion, attaccato alla montagna, e poi la discesa fino a Guillaumes”.




Col de la Cayolle (2327 m)
Un paesaggio lunare di roccia e di sassi, brevi tunnel grezzi e non illuminati, fra le tane delle marmotte e una stradina che assomiglia molto ad un sentiero, specie sul versante settentrionale.




Col de la Bonette (2802 m)
Il passo stradale più alto d’Europa, ma ciò nonostante “una montagna buona, grande grossa e larga, con l’aspetto un po’ del cratere di un vulcano spento, o meglio di un gigantesco molare, dove la strada si inerpica pigramente senza strapiombi e senza difficoltà. Una specie di grande luna park dove incrociamo ciclisti, podisti, turisti, auto, camper, famigliole in tenda e naturalmente motociclisti. Anche quando la natura si arrende e ci lascia non solo senza alberi né arbusti, ma persino senza rocce in quella che sembra un’immensa pietraia, la montagna non fa paura, almeno fino agli ultimi metri quando del grande molare ci troviamo a percorrere l’orlo”.


Col de Vars (2111 m)
È l’unico che non ho ancora percorso. Tornerò a descriverlo appena avrò rimediato alla mancanza.




Col de l’Izoard (2360 m)
Arrivando dall’Italia si accede attraverso la sequenza straordinaria della Val di Maira, Val Varaita e il Colle dell’Agnello. In ogni caso quella dell’Izoard è una bella strada fra le rocce degli oltre 200 metri, con un bel percorso sinuoso, strada larga, curve ampie e qualche automobile. Si arriva a Briançon, la cui città alta può essere una buona tappa sul percorso.





Col du Galibier (2642 m)
Percorrere il Galibier è stata per me un’esperienza unica. Dopo aver pernottato a Briançon in una di quelle graziose stamberghe in cui ci si imbatte solo in Francia, siamo partiti di buon ora, prima del traffico e prima che il sole riuscisse a doppiare la vetta dei monti. Nella bruma mattutina correre per la sinuosa strada deserta di lungovalle chiusa fra i pendii delle piste da sci, attraversando graziosi paesini turistici ma assolutamente integrati nel paesaggio montano, fino a raggiungere la vasta base del Col di Galibier a cui dare l’attacco dopo un bivio improvviso, è stato uno dei momenti più divertenti da quando guido una motocicletta. Poi il colle si arrampica brusco oltre i 2000 metri regalando un panorama mozzafiato che non è ostacolato dalla minima protezione sul bordo della strada; circostanza che ha di molto ridotto la mia velocità ma non quella del mio compagno d’avventura (indovinato: l’endurista piemontese, la guida indiana di ogni strada dotata di tornanti).




Col de l’Iseran (2764 m)
Con i suoi 2770 metri il Col de L’Iseran è una attrazione turistica di prim’ordine. È una montagna imponente dalla larga base, che regala un avvicinamento con tanto di altipiano a 2000 metri ed il ghiacciaio che occhieggia fra le montagne più basse. Attaccarlo è un’esperienza quasi mistica, che ricompensa delle auto che inevitabilmente si incontrano nel parcheggio sassoso al valico.




Dopo l’Iseran si entra in Val d’Isere che, a dispetto della notorietà sciistica, diventa una strada molto meno interessante, convenzionale e anche trafficata. Insomma, a questa altezza il tour potrebbe essere concluso e il rientro in Italia favorito dal passo del Piccolo San Bernardo che gentilmente ci accompagna in Val d’Aosta. Se invece come me siete attirati da sua maestà il Monte Bianco, che visto da Chamonix è veramente bellissimo, proseguirete per il Col des Aravis e il Col de la Colombière (1613 m). Da qui non è disonorevole percorrere in autostrada i quaranta chilometri che separano da Chamonix, perché la strada statale è lenta, dritta e noiosa. Il Monte Bianco si mostrerà nel suo imponente splendore nel percorso d’avvicinamento. Chamonix è una cittadina davvero bella ma molto turistica e non a buon mercato. Vale una visita ed anche un pernottamento. Io ho avuto la fortuna di scoprire un graziosissimo alberghetto azzurro in posizione strategica sotto il Glacier che prende per l’appunto il nome di La Crèmerìe du Glacier, gestito da quattro donne gentilissime che cucinano anche niente male (uscita Les Bossons, route de Rives 333).



Da Chamonix si raggiunge la Valle del Rodano in una Svizzera molto bigia da cui si sfugge volentieri tramite il passo del Gran San Bernardo, un lungo percorso non privo di traffico che non riesce ad emozionare neppure nel breve tratto del valico sopra il tunnel. All’arrivo ad Aosta non resta altra scelta che l’ingresso in autostrada.
Invece di dirigersi al Monte Bianco si può scegliere di proseguire verso il nord fino al Lago Lemano, ma non è un percorso entusiasmante. Il traffico in Svizzera poi è particolarmente sedato, con divieto universale di sorpasso e limite di 80 km/h, mentre per poter imboccare l’autostrada è necessario sottoscrivere un abbonamento annuale. Insomma, se si vuole prendere a detestare la Svizzera è il caso di percorrerla in moto (o in auto). Con le dovute eccezioni, come la splendida Engadina, il Paradiso del Motociclisti, di cui racconterò presto.


Commenti

Anonimo ha detto…
Certo che sei fortunato ad aver trovato una guida indiana che sa usare la macchina fotografica :)
Blue Bottazzi ha detto…
Ha fatto di necessità virtù: fotografa mentre aspetta che io arrivi...
ste ha detto…
non posso che confermare che si tratta veramente delle più belle strade d'europa. a corona ricordo i passi della lombarda e della maddalena che possono tornare utili nel passaggio da italia a francia e viceversa.

il colle di tenda: la strada asfaltata non ha nessun interesse. altra cosa il percorso sterrato, ma non tanto quello da briga al colle di tenda e limone, quanto quello da monesi al colle di tenda. è la famosa via del sale, che ci porta in posti indimenticabili a contatto con le alpi marittime.
viene percorsa anche da auto fuoristrada, ma mio avviso diviene impegnativa con un enduro stradale, meglio un enduro leggero. personalmente mi sono trovato bene con un wr250f, mentre sarebbe stato faticoso, non impossibile, se avessi usato il 1200gs...
quindi è un percorso da fare autonomamente, che mal si inserisce in un tour più impegnativo se guidiamo un pesante enduro stradale.

bel il col de vars, anche se a mio parere non particolarmente memorabile...