Route des Grandes Alpes (sud)


È strano come i cartelli stradali con i nomi dei paesi che ci attraversiamo ogni giorno assumono un diverso sapore quando siamo in partenza per un lungo viaggio verso posti che ancora ci sono ignoti. È questo che pensavo venerdì pomeriggio mentre salutavo i paesi delle valli piacentine diretto a conoscere il versante francese delle Alpi Marittime, di cui tanto avevo sentito parlare ma che ancora mi erano sconosciute. Il viaggio era stata un’idea di Alberto, endurista piemontese, che avrebbe fatto da guida. La partenza era fissata per l’alba di sabato, ma una volta preparata la moto non potevo resistere neanche un minuto di più, così che mi decidevo irrazionalmente a prendere il via a pomeriggio inoltrato.
Non era stata la più saggia delle idee, riflettevo viaggiando al tramonto con il sole negli occhi verso non sapevo neppure io che destinazione; e ancora di più lo pensavo quando, calata la notte, mi trovavo ancora sperso fra i tornanti delle Langhe. Mi ha tratto d’impaccio un cartello con la scritta "B&B mt. 30" dove in cambio di settantacinque euro ho avuto un letto, una doccia, zanzare a volontà ed una frugale colazione a base di caffè, pane e un nutellino…
La mia guida (l’endurista piemontese) si era alzato all’alba e mi aspettava già al rendez-vouz.

La prima tappa era il Col di Tenda da cui entrare in Francia. Il percorso attorno a Cuneo è il più triste e noioso che si possa immaginare, ed il morale è cominciato a salire solo filando a lato di Limone Piemonte, con tanto di sosta al benzinaio perché in Francia tutto è più caro, anche la benzina. Il Tenda si sarebbe rivelato una piccola delusione: credevo di aver sentito parlare di una strada solo parzialmente asfaltata, di un tunnel quasi pericoloso e dell’ingresso in un Francia selvaggia, ed invece mi trovo davanti ad un semaforo che regola gli ingressi come al Monte Bianco, una coda di vetture ed un tunnel che ricorda il sottopassaggio della stazione ferroviaria. Solo al ritorno scoprirò che in realtà il tragitto “selvaggio” è rappresentato dal Passo, più in alto, anziché dal Tunnel.
In effetti non so assolutamente nulla del percorso (un tour de force che la mia guida mi ha largamente taciuto), i nomi che leggo che non mi dicono niente e ad ogni tappa non so cosa aspettarmi.
Comunque sul versante francese non soffro il traffico perché sono davanti a tutti (eccetto la mia guida, ca va sans dire). Tanti tornanti alpini in discesa, giunto al paese di Tende realizzo che sono in Francia quando al posto della triste e squallida edilizia moderna piemontese vengo accolto da un delizioso e curato paesino di una volta, con tanto ancora di pubblicità dipinte sui muri (tipo buvez Coca Cola). A parte il perfetto stato delle strade e della segnaletica orizzontale, ovvio.

Ad un bivio prendiamo per il Col de Brouis che doppiamo fino a scendere al paese di Sospel. Bello ma fino ad ora nulla che non abbiamo anche in Val d’Aveto. Dopo la sosta caffè attacchiamo la Route de Turini, e la musica (finalmente?) cambia. Si tratta di una delle più celebri prove speciali del Rally di Montecarlo, dalla quale le vetture da corsa prendono la via della Costa Azzurra. È una durissima arrampicata per tornanti e contro-tornanti in alcuni punti della quale si ha quasi l’impressione di arrampicare la roccia stessa con la moto, mentre si è impegnati a sorpassare le poche auto e ad evitare quelle assettate da rally che scendono rombando per imitare i propri idoli. Fortunatamente a 1600 metri slm arriviamo al passo, che è ben fornito di ristoranti; per un attimo avevo temuto che fosse questa la strada più alta d’Europa e di dover affrontare i tornanti fino a 2800 metri… (scoprirò che quello è invece il passo della Bonette, meta del secondo giorno di tour).

Affronteremo in questi due giorni una quantità di montagne (che qui chiamano gentilmente “colli”…), di passi e infiniti tornanti (che quasi imparo ad affrontare correttamente), molti più di quanto mi aspettassi. Il tour organizzato da Alberto segue in gran parte la mitica Route des Grandes Alpes, le Alpi Marittime francesi; nonostante alla fine si giri e si rigiri attorno alla magnifica riserva naturale di Mercantour, ogni passo dimostrarà di possedere una sua spiccata personalità. Alcune strade sono più mondane, conducendo a stazioni sciistiche, altre sono assolutamente selvagge e fuori dal mondo. In alcuni casi i “colli” si accontentano di arrivare a 1600 metri, in altri toccano i 2300 fino addirittura ai 2800. Alcuni percorsi sono straordinari, di altri un moto-turista come me, che non si nutre di tornanti veloci, avrebbe anche fatto a meno, ma naturalmente il percorso è quello e non c’è molta scelta.
Il Turini è sicuramente uno degli highlight del percorso, e a mio debole giudizio anche uno dei più faticosi.

Quella del colle di Saint-Martin è una strada più trafficata che arriva ad una stazione sciistica, e la discesa diverte moltissimo Alberto che come al solito mi distacca per aspettarmi a valle armato di macchina fotografica.
A Saint Saveur un bivio ci propone la scelta fra la mitica Bonette, che è l’obiettivo del nostro tour, e la prosecuzione della Route des Grandes Alpes. Decidiamo per un itinerario circolare, rimandiamo l’appuntamento con la Bonette e prendiamo a sinistra per il Col de Couillone, una strada talmente selvaggia che ci sentiamo improvvisamente fuori dai confort del mondo civile. Una strada tanto stretta e ricca di orridi e di tunnel quanto di entusiasmante bellezza. Non ci sono guard rail a deturpare il paesaggio ma quei piccoli muretti ai bordi della strada non danno un senso di sicurezza, specie quando si incrocia un altro veicolo, magari un camper o un camion di operai della strada… Ci prendiamo un meritato riposo quasi in vetta nel minuscolo paesino di Roubion, attaccato alla montagna, e poi la discesa fino a Guillaumes. Un altro degli highlights del percorso.

Va sottolineato che per quanto lungo la Route des Grandes Alpes si possa aver l’impressione di viaggiare nel passato, diciamo gli anni cinquanta per la natura della strada e dei paesi che si incrociano, il fondo stradale e la segnaletica sono sempre perfetti. È un altro paese.
Merenda a Guillaumes e poi affrontiamo il selvaggio Col de la Cayolle, dove gli alberi lasciano il passo ad un paesaggio lunare di roccia e sassi, fino al passo alla bella altezza di 2327 metri. Highlight.
Ci saremmo senz’altro guadagnati un meritato riposo nella vivace cittadina di Barcellonette, se non fosse che essendo la settimana di ferragosto non c’è un letto disponibile. A stomaco vuoto rinunciamo a fatica ai profumi dei locali del centro per battere i dintorni fin dopo il tramonto sempre più preoccupati di dover dormire… in sella alla moto, fino a quando incappiamo più su in uno squallido alberghetto economico che ci ospita, anche a costo di mettere a dura prova il mio entusiasmo per la Francia.

Poco male: al mattino siamo pronti di buon ora, la giornata è splendida e non perdiamo tempo a dare l’attacco alla strada più alta d’Europa, la mitica Bonette. La mia guida accelera e mi abbandona subito zizzagando, lasciandomi un po’ intimorito ad affrontare tanta impresa. Invece la Bonette si rivela una montagna buona, grande grossa e larga, con l’aspetto un po’ del cratere di un vulcano spento, o meglio di un gigantesco molare, dove la strada si inerpica pigramente senza strapiombi e senza difficoltà. Una specie di grande luna park dove incrociamo ciclisti, podisti, turisti, auto, camper, famigliole in tenda e naturalmente motociclisti. Anche quando la natura si arrende e ci lascia non solo senza alberi né arbusti, ma persino senza rocce in quella che sembra un’immensa pietraia, la montagna non fa paura, almeno fino agli ultimi metri quando del grande molare ci troviamo a percorrere l’orlo.
Foto di rito al cippo del passo, e subito la mia luciferina guida estrae dal cappello una nuova sorpresa: una scorciatoia la chiama lui, una strada sterrata a 2700 metri la chiamo io che mi porterà in discesa da tanta montagna con ingranata la prima marcia ed il freno posteriore pigiato… almeno fino a quando l’enorme cane da guardia di un gregge al pascolo decide di convincermi ad accelerare cercando di assaggiarmi uno stivale.
Che dire? La Bonette sarà anche turistica, ma viaggiare a quella altezza è una bella emozione.
Ormai siamo scesi troppo a sud per affrontare il Colle dell’Agnello e rientrare in Italia dalla Val di Susa come vorrei, e siamo troppo a nord per scendere in Costa Azzurra. È prevista pioggia è decidiamo per Isola e il Col de Lombarde. Un’altra abbuffata di tornanti ed un versante italiano reso tedioso dal traffico lungo una stradina minuscola. Il nostro tour delle Grandes Alpes finisce qui, al tavolo di un ristorante economico attorno a Cuneo. Domani mi faranno male le dita della mano destra, quella della leva del freno.
È stato un tour de force risolto troppo di corsa, ma con la voglia di completarlo. Verso nord oppure verso le altrettanto mitiche gole del Verdon.

P.S.: qualche foto la trovate qui...

Commenti

Oldie ha detto…
L'endurista piemontese cavalca una BMW che non conosco come "carrozzeria serbatoio", ma bene come motore e sospensioni. E' il modello che la casa faceva appena prima del lancio del nuovo motore attuale a valvole e albero in testa, mentre quella di Alberto ha, se non erro, ancora aste e bilancieri. Era la moto della polizia di Lugano fino a ca. il 1993. Attualmente se ne vede qualche raro esemplare a Piacenza con un totalizzatore chilometrico che forse sta facendo il secondo giro dopo i centomila.
Ora, se Alberto è tipo endurista come descritto da Blue, la sua scelta di moto mi pare molto conservatrice, da turista e "connaisseur" più che da "estremista". Queste apparenze ingannano ?
Blue Bottazzi ha detto…
Un'osservazione molto acuta. La moto è una Bmw R100 GS, del 1993, un modello molto bello ma allo stato dei fatti anche quello che viene definito un "cancello" , cioè un mezzo ben difficile da far piegare e/o correre. Ma proprio in questo sta la grande forza dell'endurista piemontese: essere capace di far correre un cancello con la stessa eleganza di un paio di sci. 
Ci vuole una grande abilità, assieme in effetti ad una forte confidenza del proprio mezzo. 

Per amore della verità va aggiunto: non è solo che Alberto sia molto veloce. È anche che io sono lento, un po' per estrema prudenza (non ci tengo affatto a lasciare orfana Carolina e desidero assolutamente tornare dai miei bei tour, anche per farne la cronaca sul blog ;-) ed un po' perché ho in effetti scelto un modello di moto troppo potente per le mie capacità e non ne ho la giusta confidenza di guida. Altra cosa erano i 750 facili cc della bella Pimpa; ma è nella natura umana esagerare come ho voluto fare io. Esiste un teorema che dice (scherzosamente ma forse non poi troppo) che l'uomo avanza fino a fermarsi al primo grado di incapacità.
Un saggio ha anche detto che è più divertente guidare forte una moto che va piano piuttosto che piano una moto che va forte...
Oldie ha detto…
Non sono completamente d'accordo (Blue si fa troppo agnellino): Avere una buona riserva di potenza può essere molto importante, e non solo nei sorpassi. Quando tornammo dalla Scozia in due sulla BMW R50 del '93 facendo il (vecchio) Gran S. Bernardo all'imbrunire dell'ultimo giorno, con la strada del colle sterrata e fangosa dovetti mettere la prima per avanzare e fare la preghierina che ce la facesse - anche a non surriscaldarsi. Sollievo grande all'inizio di discesa e passaggio in Italia, ma quel ricordo mi conferma nella convinzione: moto adatta alla corporatura del conducente e nessun bisogno di spingerla al "massimo".
Oldie ha detto…
Errata corrige: BMW R50 '953
ste ha detto…
strade che noi genovesi ben conosciamo... se ci passi una volta, ci tornerai per sempre... se prosegui verso nord non puoi perderti i più bei colli, lautaret, galibier ed iseran (2770 m!)...

in merito a tenda, la realtà è questa: la strada statale - tunnel compreso - dice poco... bisogna almeno fare i pochi km di strada che poco prima della galleria portano al colle di tenda, dove due antiche fortezze difendono il valico. ma il bello inizia proprio lì! la mitica via del sale!

lo scorso lunedì ho fatto tutto il percorso che dal colle porta a monesi, a la brigue e tenda in francia e quindi nuovamente al cole di tenda.

uno stupendo anello sterrato su vecchie strade militari che porta alle pendici del marguareis, al rifugio don barbero, in panorami incontaminati nel cuore delle alpi marittime...

sono oltre sette ore di guida in un ambiente di alta montagna con laghi, strapiombi,vette innevate, pinete e pascoli, passando per il bel centro abitato di tenda, nei pochi km di asfalto dell'intero giro...

strada poco impegnativa, che ho fatto con il wrf 250, senza alcuna fatica. per gran parte si potrebbe fare anche con il gs o moto più pesanti (gomme artigliate) ma certamente in alcuni tratti (nel tratto tenda - monesi) la guida diventerebbe molto impegnativa...

giro fatto a solo, incontrando molti enduristi, certamente uno dei più bei percorsi del nord italia...
Oldie ha detto…
W il ritorno di ste ai racconti di moto.

1. 7 ore di guida su strade sterrate di montagna (senza soste ?). . . mamma mia !

2. Google mi dice che la moto è una Yamaha 250 "cross" ca. 2002. E'giusto ?

3. Nella mia risposta al battipetto di Blue pensavo a un B tipo Corsica 9/2009. Come "solista" avrà ragione lui.
Ste ha detto…
Yamaha wr 250 f. Moto da enduro leggera e molto maneggevole.

Partito domenica pomeriggio da casella - a 30 km da genova in valle scrivia - raggiunto prato nevoso località sciistica in provincia di cuneo. La moto non ha frecce, conta km e luci stop per cui evito le autostrade. Si tratta di tre ore e mezzo di viaggio...

Non contento, dopo una breve sosta in casa raggiungo il rifugio Balma a 2000 m di altitudine dove ceno. Sono 5 o 6 km di sterrato facile facile...

Lunedì mattina esco di casa alle 8,30, raggiungo Limone Piemonte e da lì alle 10.15 sono al colle di Tenda. Qui inizia il lungo anello della via del sale. Uniche soste, panino e birra al rifugio don Barbero e breve visita ad una vecchia fortezza abbandonata. Alle 17.15 completo l'anello e sono di nuovo al colle di Tenda. Altro panino e riparto per Casella dove arrivo alle 21.30

13 ore di moto - di cui sette di sterrato - comprese soste per circa un'ora. Come ho detto nel precedente post lo sterrato non è particolarmente impegnativo, se non nel tratto tra il Colle e Monesi.

Non male per un ragazzo del '56...
Oldie ha detto…
No, certo, ma 54 è ancora good going.
Ho cercato di seguire il viaggio sull'atlante del Touring a 1:200.000, cosa non facile, perchè i paletti sono pochi, forse destinati ai soli liguri che hanno la zona già nel sangue. A parte, dunque, il tratto Casella (GE) - Prato Nevoso - rifugio Balma (che il Touring dà a m 1883) e che fuori autostrada è già un'impresa, ipotizzo che la "via del sale" sia stata attaccata dal Colle di Tenda in direzioni est. Dunque: Col di Boaria (m 2102), rif. Barbera (m 2112 e panino annaffiato), C. Selle Vecchie (m 2097), Piaggia, Passo Tagarello (2042), Pas de Colle Ardente (m 1601),C. di Sanson (m 1696), la Brigue (765), Tende (816) St. Dalmas de Tende e risalita a un passo di m 2039 e ritorno al Colle di Tenda (secondo panino).
Infine, come se nulla fosse, ritorno a Casella (GE).
Impresa da grande amatore e specialista, non certo da semplici turisti motociclisti nel week-end.
Complimenti !
Ste ha detto…
Bravo! Esattamente così! La Balma - tra l'altro posto bellissimo, se vi capita andateci - è a 2000 m per i proprietari, in realtà è poco di meno.

Se a qualcuno interessano informazioni su liguria e alpi marittime - ma in generale su tutte le alpi - sono ben contento!

Ciao a tutti!