regolarità da Liceo



Negli anni settanta la massima aspirazione di un teen-ager era la moto da fuoristrada. Si partiva a quattordici anni dal cinquantino replica più o meno efficace delle moto da gara, per approdare - i più fortunati - a 16 anni al 125 cc, che quasi sempre era un KTM o un SWM. Chi correva davvero si contava sulle dite di una mano; per tutti gli altri la moto "da cross" (anche se si trattava di Regolarità, visto che erano moto targate ed il regola con le luci) era il mezzo "cool" con cui spostarsi e da parcheggiare di fronte al Liceo o al Bar. L'unica forma di competizione era costituita dalle "riprese", gare di accelerazioni sui rettilinei liberi dal traffico.
Erano moto di una generazione nuova, che abbandonava i telai derivati dalle stradali ed i pesanti motori a quattro tempi, per mezzi leggeri ed agili, telaio a doppia culla, motore a due tempi, dal Minarelli al Sachs passando per il Beta e lo Zundapp, marmitta ad espansione poco silenzata. Per il codice della strada erano ciclomotori, limitati nella potenza del motore per non superare i 45 km/h. Appena entrati in possesso della moto si iniziava a risparmiare le mance per acquistare un carburatore da 18 mm con cui sostituire il 14 mm fornito per legge e liberare la potenza di cui la moto era capace; le modifiche successive comprendevano il silenziatore e le manopole del manubrio, che per essere a la page dovevano essere marchiate Tomaselli o Magura.
I mezzi più popolari erano il gilerino (il modello si chiamava trial), il Caballero, l'Aspes Navaho con il serbatoio in fibra di vetro, il Beta 5 marce. Il più mitico probabilmente il Muller, specie nella versione lussuosa motorizzata Zundapp.
50 cc marchiati Ancillotti, Gori, Villa se ne vedevano solo sui campi da gara, non erano moto a portata dei comuni mortali.

Passati al 125 cc l'indiscusso monopolio era delle rosse KTM, l'eterna rivale l'italiana SWM. KTM era una azienda austriaca di motocicli che aveva avuto la fortuna sfacciata di produrre modelli su ordinazione dall'importatore americano Penton che creò lo stile della moderna moto da fuoristrada. KTM capitalizzò molto bene quella fortuna se fu non solo la moto da fuoristrada con il maggior successo di mercato, ma praticamente l'unica a sopravvivere e ad essere presente (e con successo) ancora ai giorni nostri.



SWM fu invece realizzata in Lombardia da due piloti fuoriusciti da Gilera proprio per contrastare il potere della Kappa. Non a caso l'affascinante codino derivava prorpio da quello della Gilera Regolarità degli anni sessanta.

Come sempre gli outsider avevano un fascino tutto speciale: Puch, Montesa, Bultaco, Ossa se ne vedevano meno (le spagnole erano quasi esclusivamente moto da trial) ma non passavano inosservate. Io ebbi la fortuna di possedere una bellissima Husqvarna 125 arrivata dalla Svezia gialla con i fianchettini metallizzati, e riverniciata in bianco con filetti azzurri, mantenendo naturalmente i fianchetti metallizzati. Era una ruvida moto da cross targata e non imparai mai a guidarla davvero. Il mio sogno, a tutt'oggi irrealizzato, era però la mitica tedesca Zundapp, dal telaio rosso e dal serbatoio metallizzato.

Alla fine degli anni settanta la moto da cross, diventata troppo costosa passò rapidamente nel dimenticatoio e la gran parte di quelle mitiche aziende chiuse i battenti, con l'eccezione della citata KTM. Se mi guardo attorno però per noi non è cambiato molto: chi aveva il Kappa oggi ha ancora il fuoristrada: il BMW R1200 GS. Ed io giro in Stelvio: la SWM degli anni duemila?

Commenti

Anonimo ha detto…
Sempre interessante e piacevole ripercorrere i "bei tempi", in cui a volte i parcheggi dei licei erano simili al parco chiuso di una gara di regolarità.
Sono stato felice, felicissimo possessore (hai saputo ripercorrere una strada quasi obbligata, allora...) nell'ordine di un Fantic Caballero 50, di una Puch Frigerio 125, con la quale ho iniziato il periodo di gare, e di una SWM 125 Mirimin con la quale ho poi concluso gli anni agonistici.
Grazie per i ricordi,
gb s.