La Rosa dei Venti


La moto corre nell'aria frizzante del mattino sulla provinciale lungo la riva sinistra del Trebbia, sull'ultimo rettilineo prima delle curve. Chiudo il gas, tocco i freni, scalo e mi piego per affrontare la prima delle curve delle colline degli Appennini. Mi inclino dolcemente a destra e a sinistra mentre il motore trova i giri giusti.

L'aria fresca mi riempie i polmoni e l'anima: perché è così bello andare in moto?


Forse perché si recupera il piacere del viaggio? Il viaggio al posto del trasferimento, e si torna ad essere immersi nel paesaggio della terra che si attraversa. Case, strade, paesi, vecchie osterie non ancora divorate degli anni duemila. E vedere davvero strade e case, in modo del tutto diverso da quando si viaggia in automobile. 

Ma non è solo turismo: forse è bella la sensazione di volare raso terra, come in un sogno, o come un uccello. Volare sulla strada e lungo il paesaggio.

Ancora, non è solo questo. C'è anche, certamente, il fatto meccanico. Il canto del motore, il clock della scalata, i pistoni che salgono di giri nei cilindri... Persino l'odore della benzina combusta. Non credo che se la moto fosse elettrica darebbe lo stesso piacere guidarla.


Il piacere di andare in moto è un po' di tutte queste cose assieme, ed ancora è anche il piacere di seguire la traiettoria dei compagni, uno stormo che vola libero ed assieme.


Il piacere di correre: il piacere di correre è meglio di no, almeno su strada. Perché la strada non è la pista, e non puoi avere idea di cosa ti aspetta dietro una curva perfettamente impostata; è fin troppo lunga la lista degli amici morti sull'asfalto, e guidare dovrebbe essere un piacere, non un modo di farsi male.


Foglie morte sulla strada a parte, l'autunno è la più motociclistica delle stagioni; c'è ancora abbastanza tepore per godere il mondo ma abbastanza fresco da sopportare bene casco ed equipaggiamento. La strada è ancora pulita ed asciutta, ed i colori della natura sono straordinariamente belli. Forza: abbiamo tutta la Rosa dei Venti da esplorare!


P.S.: La felicità è il viaggio. Credo lo abbia detto il Buddha. Non è così importante dove arrivi, ma come ci arrivi. Lui si riferiva alla vita. Noi sappiamo che in moto quando arriviamo, il viaggio è finito ed è finito anche il divertimento.


Commenti

ste ha detto…
in questo mondo virtuale, anche il viaggio ha perso quasi interamente la sua naturale fisicità... chiusi in un'auto percepiamo lo spostamento in modo univoco, quasi come in un film, in uno schermo...

in moto il viaggio ritorna ad essere fisico: percepiamo il peso del nostro corpo che asseconda le curva, il peso che varia in funzione della velocità, l'accelerazione, poi l'aria che ci colpisce, i rumori diretti, i profumi, tutte quelle sensazioni che perdiamo viaggiando in un'auto. a questo poi aggiungi il significato del viaggio - soli o in compagnia - l'attraversare un preciso spazio fisico per raggiungerne un'altro... uno spazio fisico che ci circonda senza barriere.

al prossimo giro...
Pier ha detto…
Stamattina sono stato in moto e le sensazioni descritte da te sono proprio quelle, il vento fresco, il rombo del motore, la luce intensa del sole nel cielo limpido di autunno... Sono cose che si apprezzano soprattutto guidando prendendoci il nostro tempo, senza essere ossessionati dalla prestazione, avvinghiati alla moto a velocità assurde e pericolosissime per chi guida e per gli altri che non c'entrano niente.
Sarebbe ora che le case si accorgessero che stuzzicare i peggiori istinti del pubblico con mostri da 150 cavalli e più porterà solo a inutili sprechi e a rischi intollerabili.
E le riviste specializzate invece di martellare i lettori con gli inviti a "domare il mostro" "cavalcare la potenza", dovrebbero curare di più il piacere puro della guida, del viaggio. La prestazione estrema lasciamola alla pista, please.