La moto non è l’automobile. Il suo scopo non è di essere funzionale come invece l’auto, che è uno strumento di cui a conti fatti non possiamo fare a meno: per lavorare, per portare i figli a scuola, per andare in vacanza, per trasportare gli acquisti dell’Ikea... Da questo punto di vista l’auto assomiglia più alla casa.
La moto serve ad altro: a divertirsi. Se servono due ruote solo per districarsi nel traffico del mattino e, al limite, per una gita fuori porta alla domenica, si può considerare piuttosto l’acquisto di uno scooter. Magari il 3 ruote (si chiama mp3) della Piaggio. La moto è un gioco. Come tale non si sceglie con la mente ma con il cuore. Come una fidanzata. Però prima di sposarla la moto va provata. Vanno valutati prezzo, peso, altezza della sella e cilindrata. Per una prima moto, il peso dovrebbe essere contenuto nei 200 Kg, e la cilindrata non oltrepassare i 650 - 750 cc. La potenza conta poco, perché a nessuno servono 140 CV su strada e tanto meno 200 km all’ora: i limiti di velocità sono validi anche su due ruote.
Va valutato anche l’uso che si farà della moto: quotidiano, solo la domenica sugli sterrati, per le vacanze attraversando l’Europa, oppure per fare il giro del Mondo in 80 giorni?
Valutiamo la moto con il buon senso ma alla fine acquistiamola con il cuore. Perché la moto è un oggetto del desiderio: se non la si desidera è inutile possederla. Ancora: è meglio comprarla usata, magari su moto.it. La si trova dell’anno in corso, catalizzata euro 3, del colore preferito, con pochi chilometri a 2000 euro in meno del prezzo di listino. Perché sono in tanti ad acquistarla una moto ma alla fine a non usarla.
Esistono infiniti tipi di moto, uno per ogni tipo di motociclista. Vediamoli.
manga
Mi è capitato sotto mano un vecchio Moto Catalogo del 1975. Fra le moto stradali le più belle e le più moderne erano le giapponesi: la Honda 400, 500, 750 Four, una vera rivoluzione, e la Kawasaki Mach III… Ancora oggi le giapponesi sono le moto più moderne e più potenti e a più buon mercato. Una moto giapponese può costare anche la metà di una moto europea, però assomiglia ai cartoni animati (giapponesi, appunto) ed i loro bikers ricordano i Power Rangers. Se avessi vent’anni forse non ci penserei due volte e acquisterei una Suzuki, una Yamaha, una Kawasaki. Non a caso queste moto sono le regine del mercato.
Ma se volete una moto classica, un muscoloso esempio di design industriale, è probabile che preferiate una moto occidentale. E poi i motori delle moto giapponesi sibilano come trapani, non c’è competizione con il rombo del bicilindrico Guzzi o Harley o con il canto del Ducati o MV Agusta.
Per inciso, è un peccato che nella selva dei modelli che producono questi giganti del sol di levante non comprendano più nemmeno un modello classico, ispirato al bel design degli anni settanta.
Fino ad un paio di anni fa una giapponese di un certo fascino, reperibile ancora sul mercato dell’usato, era la Honda Hornet, specie nella colorazione grigia. Il nuovo modello è invece molto... manga.
enduro stradale
È la categoria più amata nel nostro paese. Enduro Stradale è di per sè una contraddizione di termini, perché “enduro” sta per moto per il fuori-strada. Quelle di grossa cilindrata, 1200 cc, sono un po’ l’equivalente dei costosi SUV con cui le signore portano a scuola i figli. Sono pesanti, alte da terra (il che significa che si appoggia a terra solo la punta delle scarpe), ma appena in movimento sono davvero comode. Si avvicinano all’Araba Fenice della moto universale, quella con cui si fa turismo dalla strada sterrata al trasferimento autostradale, con il motore che a 130 km/h borbotta tranquillo al minimo mentre il cupolino ci protegge bene dall’aria.
Di gran lunga la più venduta è la BMW R1200 GS, nonostante il prezzo sorpassi i 14.000 euro. In effetti da molti punti di vista è una moto quasi perfetta.
Gli outsider sono le recenti Moto Guzzi Stelvio e Moto Morini Granpasso, dal design moderno e accattivante e dalla guida latina, potente e nervosa, e la KTM 990 Super Adventure, la più portata del gruppo ad affrontare le strade bianche.
Più fuori-stradistiche (e leggere) sono le cilindrate minori, come il vecchio modello di Honda Transalp (che in Italia è stata particolarmente amata) e la nuova BMW F 800 GS, una moto davvero bella.
Completamente stradali invece la nuova Transalp, che però ha un aspetto molto manga, e la Triumph Tiger, dotata di un potente e nervoso tre cilindri di 1000 cc.
Una scelta mai rimpianta si è sempre rivelata la Suzuki V-Strom 650, che anche se comincia ad essere attempata nei nuovi colori nero o blu opaco fa sempre la sua figura e ha un prezzo decisamente competitivo.
naked
È la moto per antonomasia. Naked significa che la moto non è carenata, cioè comprende solo la struttura base della motocicletta: faro, manubrio, ruote, serbatoio, sella. Nuda e cruda. Significa anche che quando andate vi arriva addosso un sacco di aria, che oltre gli ottanta chilometri all’ora non udite più il rombo del motore, che oltre i centoventi all’ora mi sentite sfuggire di mano il manubrio. Per cui una naked offre il massimo del divertimento sulle strade tutte a curve di collina o lungo lago, ed il minimo nei trasferimenti autostradali.
Va benissimo per andare al bar e per la gita di una giornata. Si possono aggiungere le borse laterali per dormire fuori il week-end.
Alcune naked sono belle come una macchina sportiva degli anni sessanta, come la Moto Guzzi Griso o la Morini 9 1/2, altre sono particolarmente comode e serie come la BMW R1200 R (bellissima bianca) o la Moto Guzzi Breva 1200.
Alcune sono macchine da guerra come la MV Brutale o la Morini Corsaro, e come al solito ci sono naked giapponesi molto performanti.
La Ducati Monster 696 ha un prezzo abbordabile e la cilindrata giusta, ma non è molto comoda, e per apprezzarla davvero bisogna avere vent’anni.
Una scelta appetibile per chi vuole una naked da sparo la piccola tricilindrica Street Triple, o la sorella maggiore Speed Triple.
L’Aprilia Mana ha la caratteristica unica di avere il cambio automatico, potrebbe essere interessante per chi non ha alcuna esperienza con le marce (anche se la regola è: “auto con il cambio automatico, moto con le marce a pedale”).
classic bike
Alcune naked si ispirano nelle linee e nelle grafiche alle moto classiche degli anni sessanta, ma montano freni a disco e iniezione elettronica.
La Moto Guzzi V7 Classic ad una fascino appena vintage accosta una notevole facilità e piacevolezza di guida, e la sola potenza di cui abbiamo davvero bisogno su strada.
La romantica Triumph Bonneville, replica del modello anni sessanta guidato da Bob Dylan e Steve McQueen, ha un fascino senza tempo ma è così rigorosa da non avere neppure la spia della riserva carburante, e non è troppo portata per le curve. Ha successo anche nella variante Scrambler, che coniuga l’idea di moto di grossa cilindrata con il design delle moto da cross che facevano battere il cuore della mia generazione, ma che non è consigliabile ai viaggi neppure di medio raggio.
Anche Ducati ha in catalogo una GT, più bella da guardare che comoda da guidare.
Le Harley Davidson Sporster sono delle bellissime classic bike, e guidarle è un’esperienza più divertente di quanto ci si possa immaginare. Consigliata entry level è la 883, nei bei colori grigi o arancioni, purché si tenga presente naturalmente che non è affatto comoda: non troverete spazio per un passeggero, né la spia della riserva e il serbatoio è davvero minuscolo. Il passo successivo è la bella XR 1200, una dirty track trapiantata sulle sinuose strade europee.
Quella che non esiste davvero è una moto classica ma di ciclistica moderna. Se per ipotesi fosse messa sul mercato una Guzzi V8, con la straordinaria ciclistica ed il carc della Breva 850, ma il serbatoio della V7, sarei il primo ad ordinarne una. In questo senso la BMW R 1200 R è un “classico” molto moderno. Ma che ne è stato del boxer 850?
Si ventila l’ipotesi di una riedizione della indimenticabile Honda 750 Four, con un quattro cilindri raffreddato ad aria di 1000 cc. Potete scommettere che sarebbe una moto di successo, e certamente per me sarebbe l’unica possibilità di acquistare una jap.
La classic bike al cubo si chiama café racer. Il nome deriva dalle moto che si trovavano parcheggiate fuori dall’Ace Café a Londra negli anni sessanta.
Sono moto per il bar, nate per essere ammirate, per la sgommata, la ripresa al semaforo, un paio di curve veloci e poi nel garage.
L’esempio moderno è la Buell, costoso giocattolo personalizzabile che nel suo design all’avanguardia comprende l’affascinante bicilindrico cromato della Harley Davidson.
Le Harley stesse, anche se si chiamano custom e non café racer, dalle nostre parti sono soprattutto moto da bar.
L’esempio retrò è la Triumph Thruxton, con la linea delle moto originali dell’Ace, come anche la citata Ducati Sport 1000.
Un gioiello da collezione è la Moto Guzzi Café Sport, una grigia special basata sulla V11, non più in commercio.
motard
Una versione contemporanea delle café racer di ieri potrebbe essere rappresentata dalle cosiddette super motard, un concetto motociclistico nato in Francia per competizioni su fondo misti, in parte asfalto ed in parte terra battuta, e consisteva in pratica nel mettere a moto da cross dei cerchi di dimensione ridotta (17”) e gomme lisce anziché tassellate. Da questa idea è derivata quella di moto per l’uso di tutti i giorni, divertenti e agilissime fra le curve dei nostri Appennini e delle nostre Alpi, perfette per non portarci nulla, neppure il passeggero e da riporre di preferenze in garage prima di sera.
I modelli di maggior fascino mi sembrano la bella Ducati HyperMotard 1100, rossa bianca o nera, tanto minuscola nelle dimensioni tanto nervosa ed energica; la Aprilia Dorsoduro, altrettanto agile ma di cilindrata e prezzo più abbordabili; la KTM 690 Supermoto, dotata di tutto il fascino delle moto “arancioni”, ma anche di un solo cilindro, per cui meno comoda ancora sui tragitti di medio raggio.
sportive
La moto sportiva è quella carenata, con i colori da pista, la gomma posteriore larga e una mandria di cavalli, da 100 a 180. Va bene per correre su pista o per ammazzarsi su strada. Sconsigliatissima come entry level.
Però esistono anche sportive più di nome e di fascino che di fatto: per esempio la gialla BMW F800 S. Oppure la Moto Guzzi 1200 Sport, una versione della Breva con cupolino e manubrio basso, bella ma un po’ pesante nell’aspetto e nei fatti.
Certo, le sportive anche non spinte non sono mai moto molto comode...
gran turismo
Sono le moto di chi va in vacanza sulla due ruote: i Camper delle motociclette. Sono carenate per proteggere il pilota dal vento anche alle velocità autostradali, hanno selle comode anche per il passeggero, borse capienti per i bagagli, forme anatomiche per i viaggi di ore e ore. Motori di grossa cilindrata per ronfare tranquilli tenendo un’alta velocità di crociera.
Sono le BMW ST e RT, e la Guzzi Norge (che infatti significa Norvegia, sede del mitico traguardo del Capo Nord). La Norge è comoda come una Gran Turismo ma è agile come una naked.
Una alternativa da considerare per una gran turismo quasi Cruiser è la Moto Guzzi Breva 1200, magari argento, dotata di parabrezza, valige laterali e bauletto con lo schienale per il passeggero.
Fra le giapponesi la Honda CBF 1000 ha un buon prezzo ed una linea classica.
La moto Gran Turismo è una buona scelta per i tourer, ma è meno divertente per il motociclismo di una giornata. Un azzardo sceglierle come prima moto: sono più impegnative di una moto più piccola e leggera, e potreste scoprire che il turismo in moto è piuttosto faticoso. La scelta si gioca comunque con le enduro stradali, che hanno lo stesso scopo ma sono più flessibili.
Cruiser estreme e pesanti come locomotive la California, le grosse Harley e la Triumph Rocket non sono una scelta entry level.
fuoristrada
La moto da fuoristrada vero, monocilindrica, fino a 650 cc, va bene per chi vuol fare solo sterrati. Chi pensa di coniugare turismo e qualche strada bianca, dovrebbe rivolgersi all’enduro stradale perché l’enduro puro si trasporta in auto con il carrello.
Per fare del mototurismo nella natura potrebbe essere un’idea la Beta Alp, ma tenete presente che sugli sterrati i trekker vi guarderanno in cagnesco, e che i sentieri dove sono tollerate le moto sono proprio pochi.
Questo il mio parere. Sotto c'è lo spazio per il vostro.
In arrivo, un post scriptum sulla scelta per Case Motociclistiche, e una galleria fotografica delle moto citate.
Commenti
Mi sono appena comprato una Triumph Scrambler, non sara' per i lunghi viaggi o per le curve come dici tu ma che fascino e'troppo rock!!
Ciao
Tatixs
Sto già frequentando il tuo ArmadilloBar. Abbiamo in comune almeno un'altra passione, il vino, anche se io sono solo un bevitore... dilettante.
Ti ringrazio di avermi fatto "ritrovare" Ermanno LaBianca, mentre ti segnalo che anche Zambellini ha traslocato il suo Place su blogspot: www.zambosplace.blogspot:com
Ciao
e' un piacere averti trovato nel web, ti seguivo ai tempi del primo mucchio ed eri uno dei miei preferiti (per affinita' musicali ça va sans dire..) insieme a Zambo, Denti ed altri.
Il vino per me, oltre che passione, e' anche lavoro e se ne avrai piacere potremmo un giorno condividerne le piacevolezze a tavola.
A bientot
zio Lu
condivido l'analisi di blue, ma aspetto con curiosità ed interesse che ci si addentri nell'altra meta del cielo, il pilota...